Anche in provincia di Viterbo si alza forte la voce degli agricoltori e dei Comuni contro l’invasione dei cinghiali. Molti gli amministratori locali che giovedì hanno partecipato alla manifestazione di Coldiretti a piazza Montecitorio a Roma. A livello nazionale il problema è inquietante: il numero degli ungulati in Italia sarebbe aumentato del 15% nei mesi della pandemia, quando l’emergenza ha ridotto la presenza dell’uomo negli spazi aperti. In Italia hanno raggiunto la cifra record di 2,3 milioni di esemplari. La situazione è palese nelle città ed è diventata insostenibile nelle campagne con danni per almeno 200 milioni di euro all’anno alle produzioni agricole, ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale.
Sulle strade italiane, negli ultimi quattro anni, ricorda la Confederazione italiana agricoltori (Cia) sui dati Asaps, si sono verificati 469 incidenti causati da animali, con 830 segnalazioni di feriti gravi. Sono morte 56 persone, 16 solo nel 2020 nonostante la minore circolazione per effetto delle restrizioni Covid. In Italia, sempre nel 2020 (157 incidenti significativi, 215 feriti seriamente e 16 morti), è stata la Lombardia a detenere la maglia nera con l’11% di incidenti con il coinvolgimento di animali. Seguono Emilia-Romagna (10%), Piemonte (9%), Abruzzo e Campania (8%), Toscana e Liguria (6%); Veneto, Lazio e Sardegna (5%). Inoltre, l’85% degli incidenti tra il 2018 e il 2020, sono da attribuire agli animali selvatici e solo il 15% a quelli domestici. Contrariamente a quanto si possa pensare, poi, si sono verificati per lo più di giorno (78%) e per il 97% sulla rete ordinaria; su autostrade e strade extraurbane principali solo per il 3%.
Oltre 8 italiani su 10 (81%) pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero secondo il sondaggio Coldiretti. Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare europea che ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana.