Ognuno è artefice del proprio destino. E se a Viterbo ha attecchito la mafia, i viterbesi si facciano l’esame di coscienza. Seppure detto con altre parole, è un po’ questo il significato dell’intervento in Consiglio comunale (convocato proprio per discutere della criminalità organizzata nella città dei papi) del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho. In altri termini, se la mafia ha attecchito – dato che secondo il procuratore proprio di mafia si parla quando ci si riferisce alle scorribande di Trovato & C. – è perché c’era un terreno in qualche modo fertile. Quantomeno in fatto di omertà: se le vittime avessero denunciato non si sarebbe arrivati a tanto.
Il capoluogo della Tuscia, secondo De Raho, corre insomma il rischio di diventare terra di conquista per le mafie. D’altra parte, la banda Trovato ha intrattenuto rapporti con la criminalità albanese e ha saputo assumere la fisionomia mafiosa. Il rischio è che altri potrebbero emularne l’esempio.
Non sappiamo se ad Arena e al procuratore Auriemma, mentre De Raho pronunciava queste parole, siano fischiate le orecchie (prima dell’arresto di Trovato tutti e due avevano detto che a Viterbo non c’erano fenomeni di criminalità organizzata), fatto sta che il procuratore nazionale si è comunque complimentato con entrambi: “Politica e magistratura sono state brave ad interpretare i segnali mafiosi”.
Il punto centrale dei ragionamenti di De Raho è stato in ogni caso, come detto, quello dell’omertà: “Se ci fosse stata più collaborazione, gli arresti sarebbero arrivati prima”. Per cui adesso è necessario “educare, formare ed insegnare ai cittadini. L’omertà è la vera forza della mafia”. “Con la pandemia – ha concluso – dovete vigilare sulle compravendite degli esercizi commerciali, proteggete la comunità dagli estranei impedendogli di comprare attività del territorio perché, purtroppo, dietro gli acquirenti potrebbero celarsi le belve mafiose”. Occhi puntati soprattutto su ristoranti, bar e alberghi.- Sono infatti queste le attività più a rischio.