Hanno partecipato decine di persone, sabato, alla manifestazione per dire no alle pale eoliche nella Valle dei Calanchi, sullo sfondo di Civita di Bagnoregio. Dal sindaco di Sutri Vittorio Sgarbi, che ha lanciato un accorato appello per salvare il paesaggio della Tuscia dagli impianti delle energie alternative, chiedendo una moratoria per tutta la provincia, al presidente di Italia Nostra Viterbo-Tuscia, Adrian Moss. Dalla presidente di Assotuscania, Donata Pacces, al vice presidente del Consorzio turistico lago di Bolsena, Francesco Cozza Caposavi. E ovviamente la consigliera comunale viterbese Luisa Ciambella, anima politica di questa battaglia, oltre a rappresentanti di Comitato Verde Tuscia, Confagricoltura, Amici della Terra e altre associazioni.
In questa storia c’è un problema che gli amministratori locali non hanno considerato: la possibilità – non concreta, ma di più – che la costruzione delle pale faccia tramontare il sogno di veder attribuito a Civita di Bagnoregio il titolo di patrimonio mondiale dell’umanità.
Sentite al riguardo cosa è accaduto in Francia, ecco quanto scrive Italia Oggi: “Non si costruiranno più le pale eoliche ad Argouges, in Francia, a una ventina di chilometri da Mont-Saint-Michel. Il progetto riguardava tre impianti i cui permessi di realizzazione erano stati rilasciati cinque anni fa, autorizzati dal tribunale amministrativo di Caen e confermati dalla Corte d’appello di Nantes. L’ostacolo è però arrivato da alcune associazioni ambientaliste e soprattutto dall’Unesco. Mont-Saint-Michel è infatti patrimonio dell’umanità e, come tale, dev’essere tutelato in maniera particolare. L’ente delle Nazioni Unite ha fatto sapere allo Stato francese che le pale eoliche avrebbero arrecato un danno all’area, che è una delle più visitate dai turisti in Francia. Così è stato deciso di definire un perimetro di esclusione degli impianti eolici che va da 20 a 40 chilometri intorno al sito storico. Immediata la reazione positiva di Junaid Sorosh-Wali, specialista del programma Europa all’Unesco: Parigi ha preso una buona decisione, dettata dal buonsenso. Epuron, la società che avrebbe dovuto costruire l’impianto, non ne fa una questione di vita o di morte. L’amministratore, Jean-Baptiste Godmet, si è limitato a osservare che ci si è resi conto, dopo avere ottenuto tutte le autorizzazioni, che il costo di raccordo rischiava di affossare la redditività dell’iniziativa. Godmet non voleva assolutamente creare un precedente nei riguardi di un monumento così importante e, al tempo stesso, non intendeva assumersi rischi sulla filiera eolica. L’obiettivo è fare in modo che nessuna pala sia visibile da Mont-Saint-Michel e che esse non interferiscano con il paesaggio. In ogni caso, aggiungono dall’Unesco, lo stato di conservazione del sito sarà esaminato a fine giugno e una decisione sarà presa nella seconda metà di luglio. Non è atteso alcun declassamento, ma non si esclude la segnalazione di rischi in tale direzione. L’organismo che tutela il patrimonio potrebbe formulare ulteriori raccomandazioni di tutela, visto che alcune pale eoliche sono ancora visibili da Mont-Saint-Michel: esse si trovano fuori dal perimetro che forma un’ellisse intorno alla montagna a Trémeheuc, a 26 chilometri a volo d’uccello. Ciò le rende appena visibili. Ma, pur di difendere i 2,5 milioni di visitatori annui, lo Stato francese è probabilmente pronto a seguire pedissequamente tutte le indicazioni provenienti dall’Unesco”.
In altri termini, se l’Unesco si è opposto alle pale a Mont-Saint-Michel, perché dovrebbe concedere il titolo a Civita di Bagnoregio, avallando in questo modo la modificazione del paesaggio che si andrebbe a tutelare?