Presentato dal comitato Non ce la beviamo un esposto alle autorità competenti “per violazioni nella gestione del servizio idrico, con particolare riferimento agli obblighi di trasparenza, pubblicità e diffusione degli atti amministrativi”.
Sotto accusa la pubblicazione del bando per la cessione delle quote, avvenuta senza aver prima esperito strade diverse come si era impegnata a fare l’assemblea dei soci svoltasi il 26 aprile, e il fatto che la riunione in questione, dove è stata deliberata appunto la vendita del 40% delle azioni, si è svolta a porte chiuse, “anziché in forma pubblica, impedendo così ai cittadini di assistere ai lavori. Non risulta inoltre alcuna pubblicazione delle decisioni assunte, né tanto meno del verbale con le votazioni dei sindaci”.
“Nel frattempo – fa notare il comitato – Talete ha anche approvato un nuovo aumento delle tariffe. E’ inaccettabile che i sindaci, in tempo di crisi, si comportino come soci di una qualsiasi spa calpestando le delibere comunali approvate e continuando a gestire l’acqua come fosse un affare privato. Il paventato stato di crisi aziendale è il risultato di una gestione improntata a logiche privatistiche, partitocratiche e clientelari piuttosto che alla garanzia di un servizio essenziale”.
Non ce la beviamo contesta, come detto, che si è deciso di vendere le quote prima ancora di verificare, come era stato affermato in assemblea, se ci fossero state strade alternative per rifinanziare la società (richiesta di fondi pubblici in primis): “Il presidente ha dichiarato che avrebbe avviato la ricerca di fondi pubblici, ma non ci risulta alcun atto ufficiale in merito: solo chiacchiere. L’unica cosa che ci risulta è il bando per cedere il 40% del capitale a nuovi operatori economici. Peraltro, il recente aumento della tariffa coprirebbe in pieno il piano previsto dal budget 2020, andando a supportare il prestito di Arera. E invece no: si procede con un bando per privatizzare, segno inequivocabile che si vuole privatizzare per forza. Evidentemente, questo è il solo volere di partiti e forze ormai definitivamente al servizio della speculazione”.
“L’ingresso di un partner privato – secondo il comitato – non modificherà minimamente l’andamento tenuto finora, anzi tenderà ad esasperarlo, perché i costi che ricadranno per intero sulla tariffa comprenderanno anche i profitti, cioè i dividendi che saranno ripartiti tra i soci. Nell’esposto si chiede di avviare un’indagine al fine di accertare se il bando di manifestazione di interesse pubblicato sia conforme a quanto previsto dallo statuto. E ora chiediamo pubblicamente un incontro al prefetto e diamo appuntamento a tutti i cittadini il 4 giugno alle 17.30 a piazza del Comune per far sentire forte la nostra voce”.