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Home » Politica » “Non dimenticare il significato del 1° maggio”

“Non dimenticare il significato del 1° maggio”

1 Maggio 2021

Pubblichiamo un intervento del Movimento civico di Tarquinia

Non dimentichiamo mai i valori e il significato di questa importante data: il 1° maggio.
Il 1° maggio 1891 si celebrò per la prima volta in Italia la Festa del Lavoratori che venne sospesa nel 1924, il fascismo propose infatti una sua particolare ricorrenza che nulla aveva a che vedere col lavoro: il 21 aprile, coincidente col Natale di Roma. Il 1° maggio diventa festa nazionale dal 1947.
Una storia lunga dunque che si ripete e si festeggia in nome del Lavoro. Il lavoro è relazione, identità, dignità e non solo conflitti, quindi il lavoro, il primo maggio e tanti primo maggio”, tutti quelli che si sono succeduti nel Novecento e dei 21 anni successivi del terzo millennio, anche se con sostanziali mutamenti del mondo sindacale e sul valore del lavoro sono l’onda lunga che unisce diverse generazioni e identità sociali e politiche.
Il vero significato della festa del lavoro, ha acquisito ad oggi un senso del tutto diverso rispetto agli anni passati. Questa ricorrenza comunque resta è dovrà rimanere una vittoria di estrema importanza per tante generazioni.
Gli oltre cento anni di festeggiamenti, non ci impediscono però di riflettere sui mutamenti avvenuti nel rapporto tra lavoratore ed impresa o tra lavoratore e pubblica amministrazione, anche se il “valore del lavoro” tende sempre più verso una vera e propria svalutazione, in quanto non riuscendo ancora a creare la dovuta sicurezza e la giusta dignità nei confronti delle generazioni più giovani, ma si moltiplicano realtà di continua incertezza e precarietà. L’individuo può acquistare dignità soltanto attraverso il lavoro stabile, l’occupazione permanente, invece restiamo inesorabilmente vittime di una squallida e irrefrenabile guerra tra poveri.
Celebrare il I° maggio nel 2021 vuol dire pensare innanzitutto agli importanti aspetti della salute, della sicurezza sociale per tutti, di un salario dignitoso e della libertà nei luoghi di lavoro. Diritti antichi ma che oggi possono e debbono essere declinati in una nuova prospettiva influenzata da un anno e mezzo di emergenza sanitaria, si stima che con il calo del pil atteso purtroppo in doppia cifra, i posti di lavoro che potrebbero andare perduti ammonterebbero a quasi due milioni e questo farebbe crescere il tasso di disoccupazione fino a sfiorare il 20%, valore mai raggiunto da quando vengono fatte rilevazioni statistiche sul tema.
Le esperienze e le battaglie politiche e sindacali vissute nel corso degli anni e un improcrastinabile nuovo modello di sostenibilità ci impongono di ripensare al significato del lavoro non più riconducibile o assimilabile al mero profitto e a ridiscutere il diritto di impresa ancora inteso nel significato novecentesco notoriamente carente verso i diritti dei lavoratori, ma come strumento di emancipazione personale e familiare, di partecipazione e di sviluppo collettivo. Sono mesi che si parla di risorse economiche messe a disposizione per la ripartenza, proprio per questo ogni risorsa andrebbe investita su questi temi.
Il lavoro deve ripartire come costruzione di nuovi rapporti egualitari tra le parti, diventare luogo di crescita personale e sociale, luogo di rafforzamento di relazioni di coesione, di nuova speranza verso un futuro che privilegi solidarietà a difesa del bene comune.
Ricordiamo e facciamo nostro il pensiero che papa Francesco rivolto un anno fa al mondo del lavoro: “Oggi è la festa di San Giuseppe lavoratore, è la giornata dei lavoratori. Preghiamo per tutti i lavoratori, perché a nessuna persona manchi il lavoro e tutti siano giustamente pagati, possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo”.
Il mondo del lavoro deve prima di tutto restituire una voce corale, collettiva, formata da tante sensibilità, a garantire il diritto ad un lavoro dignitoso che come primo impegno abbia quello di fare crescere e garantire diritti e tutele.
Solo se nella nostra Nazione si avvierà questo processo virtuoso, potremo modificare l’attuale condizione di paese in sofferenza.

Il Movimento civico per Tarquinia

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