Via libera dei sindaci all’ingresso dei privati in Talete. Non subito però, ma dopo un’ultima esplorazione di possibili strade alternative: ricapitalizzazione della società da parte dei Comuni o finanziamento Arera. A compiere questo passaggio dovrà pensarci l’amministratore delegato Salvatore Genova a cui è stato conferito apposito mandato.
L’assemblea dei soci del gestore idrico si è conclusa esattamente così. Mentre fuori, contro la privatizzazione di Talete, manifestavano i comitati per l’acqua pubblica, dentro il palazzo della Provincia i primi cittadini, riuniti prima nel Comitato ristretto, modificavano l’ordine del giorno presentato dallo stesso Genova, al fine di arrivare in assemblea (come è successo) con una soluzione che apparentemente lascia ancora aperta la strada della sopravvivenza della società in autonomia, ma che nei fatti altro non è che il tentativo di mascherare una decisione già presa. Anche perché, se i Comuni avessero avuto i soldi per la ricapitalizzazione, o se Arera avesse voluto davvero concedere il finanziamento, che motivo c’era di sollevare tutto questo polverone?
Questi sono i rituali della politica. Si sceglie la strada più tortuosa per giungere a una destinazione già prefissata con l’obiettivo di confondere le acque. Scoperto il trucco, facciamocene una ragione.
Ricapitolando: sì alla cessione del 40 per cento delle quote ai privati, ma come terza opzione, già sapendo che le prime due sono superate. E dunque nessun tentativo di superare l’attuale modello gestionale della risorsa idrica tramite soluzioni diverse come chiesto dai comitati. Un’ultima curiosità: a Genova è stato dato anche l’incarico di far eseguire la due diligence, passaggio nodale per procedere a qualsiasi operazione, visto che, se non sai quanto vale quello che vuoi a vendere, non si capisce con quali criteri si va sul mercato. Pure in questo caso tanto rumore per nulla: la due diligence, finora sempre più o meno osteggiata, alla fine si è dimostrata, come sottolineato più volte da questo giornale, imprescindibile.
Per la cronaca, va infine detto che alcuni sindaci non si sono presentati (come Emanuele Maggi di Bassano Romano e Mario Mengoni di Ronciglione) e contro l’ordine del giorno hanno votato Luca Giampieri di Civita Castellana, Marco Perniconi di Bomarzo e Fabio Menicacci di Soriano nel Cimino.