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Home » Politica » Caro Letta, restituiamo orgoglio a chi si spende per la democrazia locale

Caro Letta, restituiamo orgoglio a chi si spende per la democrazia locale

26 Aprile 2021

Pubblichiamo la lettera aperta di Luisa Ciambella, consigliere comunale di Viterbo (Pd) e consigliere nazionale dell’Anci, indirizzata a Enrico Letta

Caro segretario,

nel nostro Dna è iscritta la parola autonomie. Mi piace pensare che siamo il partito che ne fa il vettore del suo rapporto con la società. È un concetto fondamentale che opera nella cultura dei democratici: autonomie sociali e autonomie territoriali s’intrecciano positivamente alimentando il dinamismo delle comunità.

Sono un’eletta del Pd. Oggi mi onoro di condividere con altri colleghi e colleghe l’esperienza di consigliere comunale della mia città, Viterbo, alla cui buona amministrazione ho dedicato nella precedente giunta di centrosinistra il mio impegno come vice-sindaco.

L’autonomia, come sappiamo, risiede nella comunità. Come direbbe La Pira, il Sindaco Santo, le istituzioni sono il vestito della società, quindi il Comune è il “rivestimento istituzionale” della comunità locale. Noi dobbiamo considerarci sempre al servizio dei cittadini, quale che sia il ruolo che il mandato popolare ci attribuisce. Il sindaco è eletto direttamente dal popolo, ma anche il consigliere comunale attinge alla medesima fonte la linfa della propria investitura. Spesso, purtroppo, ce ne dimentichiamo.

In passato l’Anci, di cui faccio parte come consigliere nazionale, era l’associazione degli amministratori locali, mentre da tempo si è irrigidita nella figura di organismo rappresentativo di sindaci. Dovrebbe essere il Pd, con la ricchezza dei suoi uomini e delle sue donne impegnati nelle assemblee elettive locali, a rimettere in discussione questo profilo deformato della rappresentanza di base. Dovremmo dare il buon esempio. Penso, ad esempio, che Matteo Ricci, al quale va tutta la mia stima sincera, non dovrebbe essere il “coordinatore dei sindaci”, bensì più correttamente il “coordinatore degli amministratori locali”. Questo sarebbe il segnale giusto, anche per contribuire, con un lessico meglio forgiato alla complessità del tessuto comunitario, alla ripresa di un autentico spirito autonomistico dopo la stagione convulsa del federalismo.

Se mi sono permessa di fare queste osservazioni è perché avverto, nel vivo dell’impegno politico, il rischio di un impoverimento della più genuina vocazione autonomistica, quella che oltretutto si nutre di volontariato nei piccoli e medi Comuni, lontano dalla ribalta, senza le luci dei riflettori. Restituire orgoglio a chi spende fatica e tempo nello spazio della democrazia locale è un contributo importante alla rigenerazione, a tutti i livelli, della democrazia.

Luisa Ciambella

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