Saranno l’età che avanza o le tante giravolte che ha fatto in politica per rimanere a galla; o forse le ambizioni represse, mai raggiunte e realizzate, o l’insoddisfazione lavorativa per ritrovarsi sottoposto di un direttore esigente e pretenzioso. Ma che pena vederlo nei Consigli comunali tramare nell’ombra, non accettando di non avere più il guizzo giusto per intuire e proporre soluzioni. Senza coraggio di protestare, criticare e opporsi a un sistema che limita i diritti dei cittadini, tutta roba che per un vecchio socialista dovrebbe essere un dovere etico.
Invece lui tace: grigio, appannato, logorroico, imbarazzato e imbarazzante per sé e gli altri. Vorrebbe, ma non può, non deve, non riesce ad avere agibilità politica ed allora eccolo là, con la faccia rosa dal tarlo dell’invidia, inveire contro cose giuste prodotte da altri. Cose che lui non sa o di cui non può occuparsi. Eccolo attaccare con la vecchia testa bassa chi ha il coraggio di fare il proprio dovere e di difendere chi non ha voce.
Che pena l’invidia: ti logora dentro, ti finisce, ti rende la bruttissima copia di quello che saresti potuto essere, ma che a causa dei patti fatti con il ”diavolo” non ti puoi permettere di essere. Che pena: è brutto non capire quando è ora di smettere, di andare in pensione. E’ proprio brutto non vergognarsi di sé stessi quando si diventa rosiconi e invidiosi.