No alla privatizzazione dell’acqua in provincia di Viterbo. Uno scenario che si potrebbe concretamente palesare alla luce di quanto prospettato ai sindaci dal nuovo amministratore di Talete, Salvatore Genova, che nei giorni scorsi ha parlato della possibilità di far entrare i privati nella compagine societaria per risanare i bilanci dell’azienda.
Sul piede di guerra i comitati per l’acqua pubblica (Non ce la beviamo), che, nel corso di una conferenza stampa presso la sede dell’Usb, sono tornati ad attaccare i sindaci, primi responsabili dell’andamento gestionale della partecipata: “Perché non chiedono l’intervento della fiscalità generale per coprire i costi dei dearsenificatori, i soli al momento che possano risolvere il problema dell’elevato tasso di arsenico presente nell’acqua che esce dai rubinetti?”.
A porre l’interrogativo Paola Celletti e Francesco Lombardi, insieme ad Antonella Litta, medico dell’Isde, e Raimondo Chiricozzi del Comitato acqua potabile Ronciglione. Un giudizio, il loro, senza mezzi termini: “I sindaci rispondono ai partiti, che sembrano essere diventati gli esecutori delle multinazionali che vogliono impossessarsi della gestione dell’acqua. In tutta Italia si sta andando in questa direzione e temiamo che ciò si possa materializzare anche nella Tuscia, dove ha posato gli occhi Acea”. “E vero – ha detto Lombardi – che i privati farebbero degli investimenti e coprirebbero i debiti di Talete, ma sarebbero i cittadini con le bollette ancora più salate a pagarne per intero il prezzo”.
E ancora: “Va superato il sistema degli Ambiti territoriali ottimali provinciali e va attuata la legge regionale numero 5 del 2014, passando quindi a una gestione del servizio idrico integrato basata sugli Ambiti di bacino idrografici. Il problema è che la politica non lo vuole”.
Per far sentire la loro voce, i comitati hanno chiesto, tramite pec, incontri ai sindaci e al presidente della Provincia, Pietro Nocchi, senza però ricevere risposte. Adesso hanno anche scritto all’assessore regionale Roberta Lombardi e al presidente della Commissione ambiente del Senato Vilma Moronese.
Contro la privatizzazione dell’acqua a livello politico l’unica che per il momento prende posizione è Luisa Ciambella: “Per salvare Talete – commenta – vogliono privatizzare l’acqua. Il sindaco venga subito in Consiglio a riferire. Personalmente, mi opporrò in tutti i modi a un’ipotesi in contrasto con il referendum e con una legge regionale”. “E’ stato Arena – aggiunge – a far sapere che si è tenuta la prima riunione tra il nuovo amministratore di Talete e i sindaci e che l’ipotesi fatta per salvare la società è l’ingresso di un socio privato. Avete capito bene: vogliono privatizzare l’acqua. In aperta violazione con quanto previsto da una legge regionale e in contrasto con il referendum nazionale con il quale gli italiani hanno votato per l’acqua pubblica: l’acqua bene di tutti. Tutto ciò è gravissimo. Lascia allibiti anche il modo in cui il sindaco ne parla, come se fosse una cosa normale. Si parlerebbe già di procedure. E’ urgente a questo punto che Arena venga a riferire in Consiglio comunale. Non può passare una cosa del genere. Mentre accade questo, registriamo invece il silenzio o quasi sull’arsenico e i disservizi che pagano gli utenti del servizio idrico. Aspetti finiti alla ribalta nazionale e di cui stamani si occupa anche il Corriere della Sera. Di tutto ciò la politica locale non sembra interessarsi”.