Non c’è nessuna decisione presa sull’individuazione del sito in cui realizzare il deposito nazionale delle scorie radioattive. E il fatto che, durante l’audizione alla Camera, il Lazio, e quindi la provincia di Viterbo, sia stata citata da Sogin come area ideale per il progetto non è l’ammissione di una scelta già compiuta. Si è trattato infatti solo di un esempio fatto per far comprendere la discussione in atto.
Dopo le proteste seguite alle parole pronunciate dall’amministratore delegato, interviene con una nota chiarificatrice la stessa Sogin: “Con riferimento alle dichiarazioni rese dall’ingegnere Emanuele Fontani, amministratore delegato di Sogin, durante l’audizione parlamentare del 6 aprile scorso, tenutasi presso le commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera dei deputati, la società precisa che la frase ‘non è semplicemente il Piemonte – come qualcun altro ha segnalato – ma, da un punto di vista di applicazione di questo criterio, il Lazio è sicuramente più interessante perché baricentrico sul territorio nazionale’, era riferita alla mera valutazione della distanza dai siti che attualmente ospitano i rifiuti radioattivi sul territorio nazionale. Tale considerazione era, pertanto, del tutto esemplificativa e finalizzata a sconfessare che esistano già scelte precostituite. L’esempio, al contrario, era volto a evidenziare che nulla è deciso. Il percorso di localizzazione del Deposito Nazionale è appena iniziato e si configura come un processo partecipativo che prevede il più ampio e trasparente coinvolgimento dei territori nella determinazione di una scelta che sarà condivisa”.