Bisognoso di cure per altre patologie, resta contagiato in una struttura sanitaria napoletana, dove si trovava per la riabilitazione da un ictus, e muore dopo due settimane di agonia: partito esposto all’autorità giudiziaria. A presentarlo, tramite lo Studio3A-Valore, sono stati i familiari di Pietro Facchin, 76 anni (ne avrebbe compiuti 77 il 7 aprile), nato a Napoli ma residente a Viterbo dove, il 3 aprile 2020, mentre si trovava nella sua casa era stato colpito da un’ischemia cerebrale. Non avendo moglie e figli che potessero accudirlo, se n’è fatta carico la sorella, che abita a Napoli e che, per la riabilitazione necessaria dopo le dimissioni dal nosocomio, ha ricoverato il fratello presso un istituto a Capodimonte, in modo da potergli stare il più vicino possibile.
Per l’uomo inizia un lungo calvario: dall’istituto riabilitativo il 14 agosto 2020 viene trasportato d’urgenza all’ospedale Cardarelli per una grave setticemia, un’infezione alle vie urinarie per la quale versa anche in pericolo di vita, salvo poi riprendersi; una volta dimesso, per le cure riabilitative viene condotto in un altro istituto, dove però rimane solo per pochi giorni: lo dimettono senza preavviso, dalla sera alla mattina, perché la clinica è stata convertita in centro Covid, il che costringe i parenti a cercare subito un’altra struttura, individuata in una casa di riposo sempre a Napoli. Qui però l’anziano il 31 gennaio 2021 viene colto di nuovo da un ictus e trasportato all’ospedale Cto dei Colli Aminei, da dove, dopo 4 giorni di ricovero in neurologia, lo trasportano ancora in un’altra casa di cura per la riabilitazione.
Fino al 20 febbraio 2021 la sorella riesce a comunicare con lui per telefono ma in seguito i contatti diventano sempre più difficili fino a interrompersi per l’aggravamento del suo stato di salute. La struttura, che per giorni non risponde alle chiamate dei familiari, minimizza, parlando di condizioni stazionarie, ma la realtà è che il paziente non parla e non mangia più. Da qui la decisione dei congiunti di trasferirlo in una camera singola a pagamento per poter assicurare la presenza costante di una persona di fiducia, ma il 9 marzo 2021, proprio il giorno in cui questa persona si presenta in istituto, una dottoressa spiega ai familiari che il loro caro non può essere assistito da soggetti estranei, essendo risultato positivo e collocato in isolamento: sino ad allora tutti i tamponi a cui era stato sottoposto erano risultati negativi.
L’uomo morirà il 25 marzo. Convinti che il paziente non abbia ricevuto le cure adeguate e certi che abbia contratto il virus per carenze e lacune nelle misure anti-contagio, i familiari della vittima ora, tramite il consulente legale Vincenzo Carotenuto, si sono affidati a Studio3A-Valore. E il 27 marzo è stata presentata una circostanziata denuncia al commissariato di pubblica sicurezza del Vomero.