Come vengono gestite in provincia di Viterbo le dosi di vaccino che non vengono somministrate agli originari destinatari in seguito a rinunce o cancellazioni di appuntamenti? E il fenomeno, che in questi giorni sembra piuttosto consistente in varie regioni italiane, quali dimensioni ha nella Tuscia?
Esiste per il “normale” cittadino che non rientra nelle categorie per le quali sono aperte le prenotazioni sul sito SaluteLazio la possibilità di iscriversi nelle cosiddette liste dei riservisti?
Dopo il caso Scanzi finito alla ribalta delle cronache nazionali, la Asl di Arezzo ieri ha comunicato la possibilità di iscriversi in una lista di riserva ufficialmente istituita e accessibile a tutti. Prima che scoppiasse lo “scandalo” del giornalista del Fatto si poteva infatti solo informalmente presentare istanza per mettersi “in fila” in attesa di eventuali rinunce da parte dei legittimi destinatari delle dosi. Cosa che evidentemente facevano solo i più scaltri. Ma a a Viterbo come funziona? Esiste un numero di telefono a cui rivolgersi per dare la propria disponibilità? Esiste una lista di riserva? O tutto è affidato al passaparola, laddove la parola di partenza è quella che parte dagli addetti ai lavori?
Domande a cui si spera che la Asl fornisca quanto prima una risposta a fronte delle numerose richieste che arrivano dai cittadini.
Intanto, si apprende che da ieri nel Lazio il vaccino anti Covid si prenota anche sull’app #SaluteLazio. “Innoviamo per sconfiggere il virus e per migliorare la Sanità. Avanti senza sosta”, ha commentato su Twitter il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.