L’Unione europea accende un faro sulla discarica autorizzata da Flaminia Tosini, la cosiddetta Malagrotta 2: “L’Italia se ne occupi”. Un punto di vista identico a quello sottolineato dalla gip del Tribunale di Roma, Annalisa Marzano, nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato martedì agli arresti della direttrice dell’area rifiuti del Lazio e dell’imprenditore dell’immondizia laziale, Valter Lozza, indagati anche per corruzione e concussione nell’ambito dell’inchiesta appunto sulla realizzazione della discarica di Monte Carnevale.
E a sostegno della propria tesi, la commissione ricorda che “La Corte di giustizia dell’Unione europea ha
sistematicamente sottolineato che l’obiettivo della direttiva non può essere eluso mediante la suddivisione dei progetti. Inoltre, la mancata presa in considerazione dell’effetto cumulativo di più progetti non deve comportare, in pratica, che essi sfuggano tutti all’obbligo di valutazione quando, considerati nel loro insieme, possono avere un impatto ambientale significativo. Pertanto, se più progetti di discariche nella stessa area potrebbero avere nel loro insieme effetti significativi sull’ambiente ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 1 della Direttiva Via, il loro impatto dovrebbe essere valutato nel suo insieme, tenendo conto degli effetti cumulativi che potrebbero avere”.
Insomma, gli uffici della Regione avrebbero dovuto svolgere una valutazione di impatto ambientale sul progetto di tutta la discarica e non andare per pezzi, come invece è stato fatto evitando di assoggettare a giudizio di compatibilità ambientale la prima parte dell’impianto.
“Alla luce di tutte le considerazioni di cui sopra, la Commissione- si legge nella parte conclusiva della comunicazione- intende seguire con attenzione anche gli sviluppi nel Lazio, nell’ambito della più ampia indagine in corso relativa all’esistenza nella regione di un sistema integrato e adeguato di gestione dei rifiuti”.