E’ vero: nel Lazio i contagi sono in aumento, ma sono ancora sotto la soglia di sicurezza di 250 nuovi casi ogni 100 mila abitanti in sette giorni. Inoltre, il tasso di occupazione dei reparti di terapia intensiva è al 27/28 per cento, inferiore alla soglia critica del 30 per cento. Inferiore alla soglia di guardia anche il tasso di occupazione dei posti letto nei reparti ordinari, intorno al 33 per cento e inferiore alla media italiana.
Per tutti questi motivi in molti si aspettavano che il Governo avesse si aumentato le restrizioni, ma non fino ad arrivare alla zona rossa. Molti, compreso l’assessore alla sanità, Alessio D’Amato, credevano che sarebbe potuta bastare la zona arancione. E invece no.
“E’ probabile – aveva comunque detto lo stesso D’Amato in mattinata, allertato dalle notizie che arrivavano dal ministero – che il Lazio diventi zona rossa perché abbiamo un Rt a 1.31, ed essendo superiore ad 1.25 diventa una sorta di dato automatico. E’ pur vero che la pressione sugli ospedali non ha raggiunto le soglie che conoscono altre regioni. Noi siamo molto al di sotto della soglia di allerta e anche il tasso di incidenza è lontano dai 250 casi per 100 mila abitanti. Però sono valutazioni della Cabina di regia nazionale e noi ci rimettiamo alle loro decisioni. In linea di massima l’Rt ci colloca in una condizione di ulteriori restrizioni, molto probabilmente in zona rossa”.
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