Poca chiarezza da parte della Asl sulla vaccinazioni dei propri dipendenti. A sollevare il problema è la Cgil, tramite Stefano Innocenzi e Antonella Ambrosini, che, in particolare per quando riguarda il personale amministrativo, denunciano un modo di procedere a “macchia di leopardo”, che non tiene conto di alcuna logica anagrafica o clinica.
“Consapevoli – si legge in una nota – della grande prova di professionalità ed abnegazione di tutto il personale sanitario, tecnico ed amministrativo della nostra Azienda sanitaria, nutriamo alcune perplessità in merito alla gestione del piano vaccinale nei confronti proprio degli amministrativi. Ci pervengono segnalazioni di vaccinazioni a macchia di leopardo che non sembrano seguire né una logica anagrafica, né clinica, né tanto meno riferibile al contatto con il pubblico”.
In altri termini, ci sarebbero impiegati che, pur non correndo rischi da contatto con il pubblico, a cui verrebbe inspiegabilmente data la precedenza rispetto ad altri più vulnerabili proprio perché a contatto con il pubblico.
“Chi e con quale criterio – si chiede la Cgil – individua il personale da vaccinare? Chi e con quale criterio individua un dipendente rispetto ad un altro persino quando appartenenti allo stesso servizio? A nessuno è dato saperlo. Non può sfuggire che la poca chiarezza e trasparenza nella gestione delle chiamate per le vaccinazioni preoccupa e provoca evidenti malumori in tutto il personale amministrativo, soprattutto in un momento storico in cui sembra esserci una recrudescenza dell’epidemia. Per evitare tutto ciò sarebbe stato sufficiente stilare un chiaro protocollo in cui fossero stati dichiarati con serietà e trasparenza i criteri di priorità di accesso. Tanto era sufficiente per tranquillizzare il personale amministrativo e per fugare qualsiasi dubbio sulla presenza di non tollerabili favoritismi”.