Quello che nessuno si aspettava: Biagio Eramo, votato e designato dai sindaci il 24 febbraio quale nuovo manager di Talete, ha deciso di non accettare l’incarico, quindi non firmerà il contratto (lo avrebbe dovuto fare oggi). Ufficialmente, perché gli sarebbe stato comunicato solo a cose fatte che avrebbe dovuto garantire la sua presenza a Viterbo tutti i giorni, cosa che lui non sarebbe in grado di fare. In realtà, sulla vicenda non mancano palesi stranezze e contraddizioni, che a questo punto rischiano di gettare definitivamente nel caos la malridotta società idrica.
Secondo indiscrezioni, sembra che Eramo abbia maturato la decisione di dire no dopo aver esaminato il bilancio della società e dopo aver preso coscienza dell’esistenza di una costosissima struttura organizzativa – tra direttore generale e responsabili vari di settore – difficile da gestire e rispetto alla quale non avrebbe potuto mettere bocca. Probabilmente, deve aver realizzato che gli era stata prospettata una realtà diversa da quella che ha trovato. Fatto sta che ha deciso di gettare la spugna prima ancora di averla presa in mano, con la conseguenza di consegnare nelle mani dei sindaci-soci, e in particolare del presidente della Provincia, Pietro Nocchi, e del sindaco di Viterbo, Giovanni Arena, una patata non bollente, di più.
Mentre ci si chiede come sia possibile votare un manager a scatola vuota, senza essersi assicurati della sua disponibilità a fronte di ciò che gli si voleva affidare – il che getta una luce ancora più inquietante sulle manovre compiute dal Pd di Panunzi e da Forza Italia per la sostituzione di Bossola – a livello tecnico si apre uno scenario surreale: quello di una società dove il vecchio Consiglio di amministrazione è decaduto senza il subentro di un altro organo deputato a prenderne il posto. Gli sviluppi di ciò a livello legale sono tutti da verificare.
Una cosa è certa: da Parlato in poi i grandi manovratori politici che stanno dietro a Talete non sono riusciti a combinarne una buona. E per Arena, che è il maggior azionista della società, adesso si prospettano grane di una certa consistenza. La due diligence è stata boicottata nonostante la volontà del Consiglio comunale e l’uomo scelto per fare a sua insaputa il salvatore della patria ha detto che di andare in guerra per salvare il culo altrui non ha nessuna intenzione. Peggio di così non poteva andare. Peccato che a rimetterci saranno come al solito i cittadini.