Presso il Palazzo del Governo, il prefetto Giovanni Bruno ha incontrato una delegazione del Comitato per la salvaguardia del territorio di Corchiano e della Tuscia che si batte contro la possibile realizzazione del Deposito delle scorie nucleari.
La delegazione, in rappresentanza dei mille iscritti, ha espresso tutta la preoccupazione della popolazione suscitata dall’individuazione di 22 zone, in provincia di Viterbo, potenzialmente idonee alla realizzazione della discarica di scorie radioattive. E ha esposto al prefetto tutte le ragioni che portano ad escludere Corchiano e la Tuscia da questo progetto.
“E’ stata evidenziata – dicono – la palese incompatibilità del progetto con la vocazione delle nostre terre dove, da generazioni, si lavora per produzioni di qualità. Produzioni agricole fortemente legate alla nostra storia e tradizione che grazie all’impegno, alla competenza e alla passione delle nuove generazioni vengono trasformate e commercializzate nel mondo”.
“La realizzazione del deposito – hanno spiegato – sovvertirebbe la nostra storia, sottrarrebbe terre produttive destinandole a una diversa e contrastante vocazione. E’ stata posta attenzione al fatto che l’agricoltura nella Tuscia è anche un grande ammortizzatore sociale, le aziende agricole hanno una superficie media di circa quattro ettari e sono condotte in prevalenza da famiglie che ricevono da loro un reddito aggiuntivo, che diventa però prevalente in momenti di crisi profonda come quello che viviamo attualmente”.
E ancora: “Abbiamo, inoltre, presentato al prefetto i prodotti tipici provenienti soprattutto dalle zone individuate per la realizzazione del deposito. Prodotti, presenti su vari mercati e particolarmente apprezzati, che esprimono tutta la bellezza e la qualità del nostro magnifico territorio e sintetizzano la grande capacità delle donne e degli uomini che con il loro Lavoro diffondono il nome della Tuscia in tutto il mondo”.
L’incontro si è concluso con la richiesta al prefetto di trasferire le ragioni del Comitato al Governo “affinché tra le ragioni di esclusione vengano considerate anche i risvolti economici , sociali e ambientali legati al sovvertimento delle vocazioni e alla sottrazione di terre utilizzate da generazioni per produzioni agricole”.