Anche l’Ordine dei medici di Viterbo, su proposta di Antonella Litta, referente per le iniziative su ambiente e salute, contro il progetto del Deposito delle scorie nucleari.
“L’Ordine dei medici – si legge in una nota – fa presente che proprio per tutelare l’ambiente e quindi la salute dei cittadini residenti, il territorio della provincia di Viterbo, non può ospitare depositi di scorie radioattive perché sono già presenti in esso gravi problematiche ambientali che inevitabilmente hanno avuto ed hanno conseguenze sul benessere psico-fisico delle persone e sull’assetto economico-sociale”.
L’Ordine fa riferimento ai seguenti fattori di rischio:
• la naturale radioattività del suolo per la presenza del gas Radon, elemento cancerogeno certo di classe I, la cui esposizione è correlata al tumore del polmone;
• la presenza nelle acque ad uso potabile di arsenico, altro elemento tossico e cancerogeno di classe I;
• l’utilizzo di pesticidi e delle loro miscele in grande quantitativo utilizzate in aree sempre più vaste del territorio viterbese soprattutto nella monocoltura del nocciolo;
• la qualità dell’aria compromessa, dal trasporto su gomma, dalla prossimità della centrale elettrica di Civitavecchia e da quella di Montalto di Castro i cui fumi nocivi arrivano anche nel Viterbese, e degli altri impianti di produzione energetica da fonti non veramente rinnovabili che emettono nell’aria gas e sostanze nocive.
“In un rapporto del 2019 sulle malattie oncologiche – ha presente l’Ordine – si segnale che nel corso del quinquennio 2010-2014, in provincia di Viterbo sono stati diagnosticati 10.098 nuovi casi di tumore tra i circa 320 mila residenti e il numero di casi medio per anno è risultato di poco superiore a 2.000, ovvero tra le cinque e le sei persone nella nostra provincia muoiono ogni giorno a causa di un patologia oncologica e sempre nella nostra provincia, 1 uomo ogni 3 ed 1 donna ogni 4 andranno incontro nel corso della loro vita ad una diagnosi di tumore maligno”.
E ancora: “L’Associazione italiana registri tumori indica in 180mila, con un incremento del 3%, le morti per cancro avvenute in Italia nel corso del 2020, oltre il doppio di quelle dovute alla pandemia. Documenti dell’Organizzazione mondiale della sanità, come ormai decenni di studi e ricerche scientifiche, mostrano come il rischio di sviluppare il cancro sia legato strettamente all’esposizione a fonti di inquinamento ambientale che contaminano aria, acqua, suoli e cibo. Inoltre, diversi studi di letteratura suggeriscono ormai come l’ inquinamento ambientale sia correlato allo sviluppo anche di altre malattie croniche di notevole rilevanza epidemiologica e clinica, quali malattie cardiovascolari, diabete di tipo II, tireopatie, patologie neurodegenerative, disturbi comportamentali e dello spettro autistico nei bambini, malattie allergiche, autoimmuni ed infiammatorie croniche”.
La conclusione: “Nei nostri territori quindi la prevenzione del cancro ma anche delle altre malattie croniche può e deve essere raggiunta anche: incentivando, negli edifici pubblici e privati, le misurazioni del gas Radon con successivi interventi per la sua dispersione e la ricerca di radioattività nelle acque ad uso potabile, proprio in relazione alle caratteristiche geologiche dei nostri territori; garantendo acque potabili e salubri alle popolazione, nella fattispecie acque con valori di arsenico- nei limiti di legge e possibilmente prossime al valore zero e prive di altri contaminanti; tutelando le tutte le risorse idriche; riducendo nettamente l’utilizzo dei pesticidi e fertilizzanti naturali ed evitando l’esposizione a queste sostanze delle persone, in particolare dei bambini e delle donne in gravidanza ai pesticidi; attraverso interventi di miglioramento della qualità dell’aria.
Per quanto sopra esposto, l’Ordine dei medici di Viterbo esprime ferma contrarietà all’individuazione nel territorio provinciale di siti per lo stoccaggio di depositi di scorie radioattive a bassa, media ed alta intensità”.