Continua la protesta degli studenti delle scuole superiori, che rivendicano il diritto di tornare in classe a tempo pieno, ma in condizioni di sicurezza. Oggi, al suono della campanella, si sono presentati quasi tutti in tutti gli istituti, nonostante alla vigilia da alcune associazioni fosse stato organizzato uno sciopero. In alcune scuole, soprattutto quelle più tecniche, in realtà le assenze si sono notate, ma nel complesso la protesta per ora sembra incanalata in maniera piuttosto ordinata.
Sotto accusa resta il nodo trasporti: si tratterà di vedere nel corso della settimana se le rassicurazioni fornite dalla Regione si tradurranno effettivamente in fatti, con corse regolari, senza cioè cancellazioni di bus, ed in linea con i due scaglioni di entrata, quello delle otto e quello delle dieci.
Preferisce per ora mantenere un profilo di protesta tranquilla la Rete degli studenti medi: “Oggi – si legge in una nota – gli studenti della Rete rientrano in classe, ma nessun primo giorno di scuola sembra aver mai creato così tante preoccupazioni, sia tra le istituzioni sia tra gli studenti. Da un lato, infatti, vediamo continui slittamenti, dubbi, e decisioni confermate solo il giorno prima. Dall’altro vediamo scioperi e mobilitazioni di studenti che, seppur protestando con idee e rivendicazioni diverse, hanno tutti capito una cosa: questo rientro a scuola non è sicuro. Dunque, c’è chi chiede che venga garantita la sicurezza, e c’è chi chiede che si rinunci alla presenza, ma sulla precarietà di questo rientro tutti i giovani sono d’accordo. Come studenti non possiamo non essere contenti di tornare in presenza, ma è evidente che rientrare non basta. C’è bisogno di farlo in sicurezza. Voler tornare in classe, infatti, non vuol dire semplicemente chiedere di riaprire le scuole il prima possibile, ma vuol dire chiedere che si riaprano in maniera definitiva. E per non dover tornare in Dad nel giro di poche settimane, questo rientro deve essere organizzato efficientemente.
Non è possibile che gli studenti siano costretti a scegliere se sacrificare il diritto allo studio, rimanendo in Dad, o il diritto alla salute, rientrando in presenza. Entrambi questi diritti devono essere garantiti. Per questo chiediamo, sì, una riapertura delle scuole, ma che sia sicura e tutelata”.
Gli studenti temono che, al di là delle rassicurazioni ricevute, sia cambiato molto poco da quando fu decisa la chiusura delle scuole: “La situazione di oggi, infatti, non sembra essere molto diversa da quella di una settimana fa, e questo slittamento, che avremmo potuto accettare se fosse stato utile per una migliore organizzazione, sembra sia stato soltanto un modo per rimandare il problema, e non per risolverlo. Le tematiche su cui ci siamo concentrati con lo sciopero dell’11, ovvero i trasporti insufficienti e male organizzati, lo scaglionamento degli ingressi e delle uscite, le valutazioni decisamente troppo presenti e l’assenza di coinvolgimento degli studenti nelle decisioni, non sembrano essere state prese in considerazione. E se veramente la nostra voce per l’ennesima volta è rimasta inascoltata, non avremo paura di gridare di nuovo. Per questo nei prossimi giorni monitoreremo il rientro per individuare le problematiche principali riguardo trasporti, orari e valutazioni attraverso un sondaggio che verrà pubblicato a breve, e porteremo i dati all’attenzione della Prefettura perché i problemi degli studenti vengano veramente considerati”.