Dal pronto soccorso di Belcolle inidoneo, dopo la chiusura dei presidi periferici, a servire tutta l’utenza che vi si riversa, alla carenza di infermieri e oss. Dagli operatori socio-sanitari non pagati il giusto ai tanti imbucati negli uffici, fino al fin troppo folto plotone di dirigenti.
Eccoli, secondo i sindacati autonomi Confael, Nursing, Cisas e Ugl, i problemi della sanità viterbese, “amplificati dall’emergenza Covid, che ha messo in luce carenze gravissime sul fronte della sanificazione degli ambienti, dei turni di lavoro di medici e infermieri e dei dispositivi di protezione non degni di questo nome se è vero che ci sono operatori costretti a proteggersi con le buste della plastica”.
I sindacati in questione hanno manifestato stamattina davanti alla Cittadella, mettendo subito in chiaro che non si lasciano intimorire dalla direzione della Asl, la quale, se è vero che gli avrebbe spesso mandato vari avvertimenti, è anche vero che non ha mai presentato denuncia, a dimostrazione “della fondatezza di quello che diciamo”.
Sono stati Egidio Gubbiotto e Mario Perazzoni a guidare la protesta e a spiegare perché a Viterbo le cose non vanno, motivo per cui, hanno detto, “dovrebbe indagare la magistratura”.
“Qual è il numero – si sono chiesti – dei pazienti che hanno contratto il Covid in ospedale? Qual è il rapporto tra positivi e morti? Qual è il numero vero dei morti per Covid?”. “Il problema – hanno aggiunto – è che durante l’estate, quando la pandemia ha concesso una tregua, la Asl non ha fatto quello che avrebbe dovuto fare. Che ci sarebbe stata la seconda ondata lo sapevano tutti, eppure alla Cittadella della salute sono stati con le mani in mano”. Alla stessa stregua, peraltro, hanno sottolineato, del sindaco di Viterbo che, nonostante i contagi e i morti, “non ha affrontato il problema insieme alla Conferenza dei sindaci”.
“Su tremila dipendenti – ha detto Perazzoni, entrando nel merito dell’organizzazione del lavoro – a Viterbo ci sono 60 posizioni organizzative, quando all’Umberto I ce ne hanno 30 su 25 mila dipendenti”. Come dire: si permette a molti di imboscarsi negli uffici, mentre sul campo, in corsia, manca il personale. Sul perché accade ciò, come detto, gli autonomi chiedono l’intervento della Procura.