Pubblichiamo un intervento di Bengasi Battisti sulla Talete
La profonda crisi della gestione Talete è da cercare nella sua forma societaria privatistica e clientelare. Il cambio dei vertici senza l’applicazione dell’esito referendario non può essere presentato come una soluzione. La tutela dei beni comuni si afferma con la conclusione della esperienza privatistica e partitocratico-clientelare della Talete e con una nuova gestione pubblica e partecipata dell’acqua. Ci sono tutte le condizioni per farlo. Basterebbe applicare quella proposta di legge di iniziativa popolare che, tramutata poi in legge e approvata all’unanimità dal Consiglio regionale del Lazio nel 2014, è rimasta ancora chiusa inspiegabilmente nel cassetto. Una legge che recepisce in modo chiaro la volontà popolare espressa con il referendum del 2011 e che per giustizia e coerenza dovrebbe essere immediatamente applicata. Nel frattempo, il presidente Nocchi, quale governatore delle acque del Viterbese, dovrebbe convocare al più presto un’assemblea per permettere ai sindaci, che sono la massima espressione delle comunità fondate sul bene comune, di chiudere la triste pagina Talete e di ridare speranza attraverso una nuova gestione pubblica e partecipata.
Bengasi Battisti
coordinamento nazionale enti locali per l’acqua pubblica