Se è vero che i simboli hanno un valore, non comincia per niente bene alla Asl di Viterbo la “simbolica” somministrazione del vaccino anti-Covid agli operatori sanitari in programma domani all’ospedale di Belcolle. Tra i cinque prescelti figurano infatti 4 medici e un’infermiera. Ed è un caso più unico che raro dato che in tutte le altre Asl sono stati invece individuati quasi tutti infermieri.
Ma, siccome la Regione Lazio ha anche detto nei giorni scorsi che la somministrazione avrebbe dovuto riguardare subito quegli operatori sanitari che successivamente avranno il compito di somministrare il vaccino alla popolazione, cosa ancora più singolare è che, dei quattro medici in questione, tre sono figure di vertice dell’azienda, le quali, per il loro stesso ruolo, molto difficilmente vedremo armati di siringhe a fare i vaccini alla popolazione. Parliamo di tre pezzi da novanta della Asl targata Donetti: il capo dipartimento delle cure primarie, Giuseppe Cimarello, il direttore della medicina protetta, Giulio Starnini, e il direttore del servizio di igiene, Silvia Aquilani.
La domanda sorge spontanea: perché non sono stati individuati i medici che effettivamente stanno in prima linea a combattere tutti i giorni contro questo nemico invisibile? Perché invece di un’infermiera e quattro medici non sono stati presi un medico e quattro infermieri come ad esempio fanno a Rieti? O tre infermieri e due medici come a Latina? Insomma, perché sono stati scelti tre “potenti” dell’azienda?
Non è un bel messaggio quello che la dottoressa Donetti manda con questa iniziativa. A questo punto, sarà interessante verificare che accadrà nelle prossime settimane quando le vaccinazioni entreranno nel vivo.
(Nella foto la dottoressa Silvia Aquilani)