In libreria due volumi volti ad approfondire la figura di Aldo Moro, alla luce delle ultime scoperte documentarie, collocandola nel contesto storico di un Paese, che, con la sua morte, ha perso l’occasione di essere guidato da una classe politica vera, capace di governare e gestire i processi della contemporaneità, indirizzandoli verso il bene comune.
Uno, edito dalla Giapeto Editore, si intitola Le idee di Aldo Moro. Gli anni del centrosinistra e la contestazione del ’68 ed è stato scritto da Giuseppe Fioroni; l’altro è invece di Giovanni Iannuzzi (con postfazione sempre di Giuseppe Fioroni) e si intitola Aldo Moro nel tempo presente. Una ricognizione critica tra indagini documentarie, ricerca storiografica e dimensione pubblica.
Con queste due nuove pubblicazioni sono stati approfonditi molteplici aspetti dell’esperienza politica e intellettuale di Moro, senza trascurare l’ultima parte della sua vita, quella in cui elaborò un progetto complessivo di riforma del sistema politico italiano che fu bloccato dal suo rapimento e dal suo assassinio. Il presente contributo si inserisce in questo filone di ricerca muovendosi tra inchieste parlamentari, dibattiti storiografici e storia pubblica. La prospettiva è quella di definire uno spazio dotato di forme comunicative in grado di raggiungere e interessare un pubblico sempre più vasto e protagonista, tenendo insieme le esigenze del racconto con quelle della scientificità. In particolare, il saggio di Iannuzzi, oltre a discutere i nuovi contributi, accademici e non, pubblicati a partire dal Quarantesimo anniversario della morte di Moro, cerca di fare il punto sulle nuove acquisizioni documentarie e storiografiche emerse con l’inchiesta parlamentare della XVII legislatura (2014-2018), affrontando anche il tema del contesto in cui esse sono maturate, molto diverso da quello delle precedenti inchieste.
“Le parole di Moro, lette nel suo insieme – scrive a proposito di questo libro Gabriele Papini – sul domaniditalia.eu costituiscono l’autobiografia di una Nazione in cui la politica non è più in grado di governare i processi, animare le passioni e gestirle adeguatamente, dominata dalla miopia e dal narcisismo di personaggi minori. E qui sta la sconfitta collettiva, il sangue di un uomo che è ricaduto su tutti noi. La sua uscita di scena ha spezzato l’ultima possibilità della Repubblica dei partiti (come l’ha definita Pietro Scoppola) di auto-rinnovarsi. Negli anni ’90 sono arrivati Mani Pulite, la fallimentare seconda Repubblica e l’impossibilità della politica di guidare i processi e dare risposte, l’impossibilità di governare l’esistente che spiega in buona parte anche il degrado politico e sociale di oggi”.