Pubblichiamo un intervento del professor Mauro Paoloni sulla scomparsa di Mario Brutti
La scelta di vivere in un luogo diverso dalla città nella quale sei nato e cresciuto, seppur comporta un’indubbia evoluzione sociale, e talvolta culturale, induce coloro che l’hanno fatta ad andare alla continua ricerca di informazioni su ciò che accade nei luoghi natii attraverso le formule più disparate. Le indicazioni da parte di parenti rimasti sul posto, ovvero la lettura di giornali locali aiutano a mantenere sempre vivo il legame, indissolubile e vero, che i tanti “esuli per scelta” hanno con la terra da cui provengono.
Dalle tante e lunghe chiacchierate che per anni ho avuto il privilegio di condurre con il mio caro amico Mario Brutti, allorché anche lui risiedeva nella capitale, ho avuto modo, oltre che di apprendere i suoi molteplici dotti insegnamenti, anche e soprattutto di godere di talune considerazioni che egli, uomo di grande cultura e di inimitabile pacatezza e signorilità nei modi e nelle espressioni, considerava essere essenziali per la vita di un uomo che proviene dalla provincia: mai dimenticarsi dei propri luoghi natii e, soprattutto, cercare sempre di dare, agli stessi ed alla gente che in essi sceglie di rimanere, quel valore che può essere utile allo sviluppo culturale ed intellettuale della nostra terra che il proprio vivere altrove può aver portato in ciascuno di noi.
Il mio sentito ringraziamento all’amico Mario, sia come uomo che come viterbese, muove proprio da questo semplicissimo assunto: ognuno di noi può e talvolta deve andare in ogni luogo in cui è spinto dalla propria aspirazione di crescita, ma mai deve dimenticarsi dei luoghi da cui proviene e di tutti coloro che, in quei luoghi, hanno continuato la loro vita per scelte e modalità d’azione che non sono né migliori né peggiori delle proprie, ma solo diverse.
Uno dei grandi privilegi che mi ha offerto la mia terra è stato proprio quello di lavorare, per istituzioni locali, al fianco di uomini che, pur vivendo nella capitale, erano fieri di poter portare il loro apporto e le loro innumerevoli conoscenze nella natia terra viterbese. Mario Brutti era uno di quelli e mai riuscirò a cancellare dalla mia mente e dal mio animo gli anni privilegiati che ho vissuto con lui, fianco a fianco a lavorare per gli stessi fini ed ideali con il fine di dare un apporto fattivo all’istituzione viterbese che con orgoglio rappresentavamo.
Negli anni successivi, e sono stati molti fino ad oggi, nei miei nuovi e disparati ruoli non ho mai smesso di chiedergli consigli, certo di trovare nella sua cultura, saggezza ed inestimabile pacatezza, indicazioni utili per continuare a dare impulso alla mia azione.
Ciao Mario, perdo un altro amico e saggio consigliere, un altro componente di quello straordinario Consiglio di amministrazione della fine degli anni Ottanta composto da grandi uomini come Attilio Jozzelli e Giuseppe Benedetti, che mi hanno insegnato ad amare e rispettare la mia terra da ogni dove ma che, soprattutto, mi hanno insegnato che la pacatezza, rara virtù è la madre della saggezza.
Mauro Paoloni, ordinario di economia aziendale nell’Università di Roma Tre