Anche a Viterbo e provincia medici, infermieri e operatori sanitari senza adeguati strumenti di protezione. Dopo la denuncia della Confael, a rilanciare la notizia è Articolo Uno: “In questa emergenza – dicono in una nota il segretario regionale, Riccardo Agostini, e il segretario provinciale, Patrizia Berlenghini – gli operatori sanitari stanno facendo uno sforzo straordinario per assistere chi è colpito dal Covid. Il loro tempo speso al servizio dei pazienti merita gratitudine e riconoscenza. Ci giungono però, da fonti diverse, notizie che il loro impegno non sia assistito dalla fornitura di mezzi e strumenti adeguati a sostenerli. L’ultima segnalazione arriva da Gubbiotto, segretario provinciale Confael: nelle strutture Covid di Belcolle mancherebbero le divise per gli operatori sanitari e servirebbe biancheria da letto per i pazienti. Chiediamo ai responsabili dell’Asl di Viterbo perché intervengano quanto prima per assicurare ogni aiuto necessario a chi svolge la sua professione al servizio degli altri”.
Come detto a denunciare quanto sta accadendo è stato Egidio Gubbiotto: ”L’allarme lanciato dal presidente regionale della Società italiana di medicina d’urgenza ed emergenza, Giulio Ricciuto, sulla situazione degli ospedali laziali è impressionante. Se la Regione e la Protezione civile non corrono ai ripari corriamo il rischio di fare saltare le emergenze non solo del Covid ma di tante altre patologie con i prontosoccorso e i reparti che non reggeranno questa pressione”.
Gubbiotto ricorda che “Ci sono tecnologie italiane invidiate in tutto il mondo, una di esse riguarda il settore dei mezzi speciali e dei moduli espandibili di grandi dimensioni in grado di erogare servizi di primo soccorso, tracciamento tamponi, terapie semi-intensive e intensive e servizi chirurgici fruibili dagli ospedali in casi di incremento della capacità produttiva, lavori di ampliamento e emergenze come quella che stiamo vivendo, come ricordato appena due giorni fa dal responsabile Emergenze e Grandi Rischi di Fratelli d’ Italia Sergio Pirozzi. Questa tecnologia utilizzata, fa presente il sindacalista ‘è di alto livello e una volta acquisita la padronanza dei processi l’interazione con medici ha potuto evidenziare il potenziale di queste soluzioni mobili, che può essere indicato come un progetto di sanità sostenibile”.
”Prima della pandemia – ricorda Gubbiotto – nel nostro Paese c’erano 5.179 posti letto in terapia intensiva. Altri 1450 sono stati aggiunti negli ultimi mesi per aiutare appunto gli ospedali a gestire l’emergenza. Ora questa emergenza si sta facendo più pressante, come ha giustamente fatto presente Ricciuto. Ma siamo indietro – ricorda infine Gubbiotto – ecco perché questa tecnologia può assorbire gran parte del servizio di emergenza non solo per il Covid ma anche per il primo soccorso e gli interventi chirurgici urgenti”.