Il Consiglio comunale di Viterbo in genere non brilla ed è sotto gli occhi di tutti. Ma quanto è accaduto oggi con il solito Giacomo Barelli (uno che è stato eletto con quattro voti in funzione della sua appartenenza al clan di Caffeina) non è degno di un Paese civile.
Il soggetto, di fronte ad un tema tanto drammatico qual è la pandemia, ha infatti tentato di non far parlare chi, la consigliere Luisa Ciambella, chiedeva chiarimenti sulle azioni intraprese dalla sanità viterbese alla direttrice generale della Asl. Chiarimenti, ripetiamo, niente di più, volti a confrontarsi su come eventualmente migliorare ciò che è stato fatto e si sta facendo per combattere il virus.
Quello che dovrebbe essere un interesse di tutti, per Barelli viene dopo l’interesse della sua parte politica. Per lui certi argomenti non vanno toccati, perché facendolo si rischierebbe di sfiorare coloro che politicamente stanno dietro alla Asl. Per Barelli, grato alla Regione per quello che ha fatto e fa per il clan che rappresenta, non vanno creati problemi di nessun tipo. Non bisogna chiedere perché meglio di così non può andare.
Tutto ciò è semplicemente ridicolo e patetico, ma è anche drammatico. E ripetiamo: il punto non è dare la colpa del virus alla Asl o alla Donetti, o alla Regione, semmai è cercare di capire tutti insieme se qualcosa può essere migliorato.
Peccato per la città e per lo stesso Barelli, che ha perso l’ultima occasione per esercitare con dignità il ruolo che svolge.