“L’affidamento ai medici di medicina generale del compito di assistenza domiciliare ai malati Covid è in contrasto con la disciplina emergenziale attualmente in vigore”.
Lo ha stabilito il Tar del Lazio che ha in parte accolto il ricorso del Sindacato dei medici italiani contro alcune ordinanze e provvedimenti della Regione Lazio. I medici di medicina generale, si legge nella sentenza “risultano investiti di una funzione di assistenza domiciliare ai pazienti Covid del tutto impropria che per legge dovrebbe spettare unicamente alle Unità speciali di continuità assistenziale, istituite dal legislatore nazionale d’urgenza proprio ed esattamente a questo scopo”.
Ancora, riporta la sentenza riferendo quanto sostenuto dai ricorrenti, i medici di medicina generale “gravati di compiti del tutto avulsi dal loro ruolo all’interno del Ssr, vengono pericolosamente distratti e di fatto sollevati dal loro precipuo compito che è quello di prestare l’assistenza ordinaria, a tutto detrimento della concreta possibilità di assistere i tanti pazienti non Covid, molti dei quali affetti da patologie anche gravi”.
La terza sezione quater del Tar fa riferimento al decreto legge n. 14 del 9 marzo scorso che “nel prevedere che le Regioni istituiscono una unità speciale per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero”, spiegano i giudici amministrativi, “rende illegittima l’attribuzione di tale compito ai medici di medicina generale, che invece dovrebbero occuparsi soltanto dell’assistenza domiciliare ordinaria (non Covid)”.
Per questo “hanno ragione i ricorrenti quando affermano che il legislatore d’urgenza ha inteso prevedere che i medici di medicina generale potessero proseguire nell’attività assistenziale ordinaria, senza doversi occupare dell’assistenza domiciliare dei pazienti Covid”.