In funzione il primo albergo assistito della Tuscia, presso la residenza Nazareth di Viterbo. Potrà accogliere da un minimo di 40 a un massimo di 70 pazienti positivi non critici, in via di guarigione, ma non in grado di avere il necessario supporto familiare o la presenza di un’adeguata assistenza nel proprio domicilio.
Lo fa sapere la Asl, che spiega: “Il requisito di albergo assistito è garantito da un team di operatori aziendali composto da 6 infermieri e 6 operatori socio sanitari, presenti 24 ore al giorno, sette giorni su sette, e di due medici che dovranno garantire, come previsto nelle linee di indirizzo, le prestazioni mediche presso la struttura, con accessi quotidiani, la mattina e il pomeriggio. La guardia medica della postazione della Cittadella della salute di Viterbo garantirà eventuali emergenze notturne”.
L’assistente sociale di riferimento della struttura è Marco Coletta, che accompagnerà il paziente lungo il percorso di cura, interfacciandosi con i familiari, gli enti locali, la rete territoriale e il privato sociale.
“Nei casi di provenienza da dimissione ospedaliera – spiega sempre la Asl – la persona entrerà nella struttura con la dotazione di terapia farmacologica per i primi sette giorni, direttamente fornita in dimissione dalla farmacia ospedaliera. Nel caso in cui fosse necessaria una prescrizione medica per i farmaci, verrà contattato il medico di medicina generale dell’assistito che utilizzerà esclusivamente la ricetta dematerializzata, fornendo il relativo numero della ricetta elettronica alla struttura che provvederà al ritiro del farmaco presso la farmacia. Durante la permanenza in struttura, qualora fosse necessario sottoporre l’ospite a visite specialistiche o a esami ematochimici con carattere di urgenza e di indifferibilità, gli stessi saranno effettuati a cura della Asl di Viterbo”.
La conclusione del soggiorno preso l’albergo assistito avverrà alla completa risoluzione dei sintomi e a seguito della negatività. Il rientro a domicilio avverrà o in maniera autonoma o con il supporto dei servizi sociali del comune di residenza, in caso di persone con fragilità sociale”.