Il nuovo Dpcm, che resterà in vigore da venerdì 6 novembre al 3 dicembre, ha suddiviso l’Italia in tre fasce: gialla, arancione e rossa. Il Lazio occupa per il momento la gialla, quella dove il rischio è stato riconosciuto più basso perché, al di là dell’Rt all’1,51 e cioè ad un valore che avrebbe dovuto determinare l’inserimento in fascia arancione, sono stati considerati positivi altri indicatori presi in esame dal Comitato tecnico scientifico e dal Governo: il tracciamento, le diagnosi, il numero dei ricoveri in relazione ai posti letto disponibili e in particolare quello dei ricoveri in terapia intensiva.
Scampato pericolo, per il momento. Come ha spiegato il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, sono possibili però dei cambiamenti di fascia, in meglio o in peggio, a seconda dell’andamento (consolidato su un arco temporale di due settimane) dell’emergenza in ogni singola regione. Questo vuol dire che se ad esempio il sistema sanitario dovesse subire un intasamento si passerebbe, per quanto riguarda la nostra regione, nella fascia arancione, dove le restrizioni sono maggiori.
In questo contesto si colloca Viterbo, dove l’Rt è ben al di sopra del’1,5. A Viterbo città è addirittura del 2 abbondante. Il Dpcm, in casi del genere, prevede per le Regioni la possibilità di intervenire con lockdown mirati, anche se, come ha spiegato sempre il presidente del Consiglio, ciò teoricamente dovrebbe avvenire come estrema ratio. E’ evidente dunque che un ruolo importante, per evitare uno scenario di questo tipo, lo dovrebbero ricoprire i sindaci. Ad esempio chiudendo le scuole, laddove esse siano fonte di focolai. Nella Tuscia è già avvenuto a Tarquinia, Montefiascone, Orte, Capranica e in parte Civita Castellana. No nel capoluogo, dove Arena ha preso altro tempo. Staremo a vedere dove tutto ciò ci condurrà. Incrociamo le dita.
Di seguito una tabella riepilogativa di cosa cambia da domani
