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Home » Opinioni » Contro il Covid non brioches, ma sanità e istruzione. Parla Fioroni

Contro il Covid non brioches, ma sanità e istruzione. Parla Fioroni

28 Ottobre 2020

Da formiche.net riprendiamo pubblichiamo questa intervista a Giuseppe Fioroni

di Francesco De Paolo

“Chi ricopre ruoli istituzionali li svolga a tempo pieno e tutte le Regioni facciano la propria parte, anche il Lazio”. Conversazione con l’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni: “Sapevamo che le scuole avrebbero riaperto e che l’unico modo per consentirle in presenza era ampliando gli spazi o con i doppi turni. Invece per mesi abbiamo discusso sui banchi con le ruote”.

Tanti gli errori commessi (anche dal segretario dem) in questi mesi, dice a Formiche.net l’ex ministro dem dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, come la mancata mappatura degli asintomatici, il tempo perso a discutere di banchi a rotelle mentre invece a scuola servivano spazi ampi e doppi turni. La app Immuni? Occorre medicina vera, aggiunge, come la capacità di creare equipes distrettuali che consentano di mettere assieme medico, infermiere, fisioterapista, tecnico di radiologia ovvero tutto lo staff che serve al comparto sanitario e che invece è stato smantellato nel corso degli anni. “Queste sono le priorità che la gente capisce, non l’annuncio che arriveranno i soldi”. E sul Mattarella bis dice che…

Il governo dialoghi con l’opposizione, osserva il segretario dem e governatore del Lazio Nicola Zingaretti, perché il nemico vero è il Covid. Cosa sta sbagliando Palazzo Chigi?

Ci troviamo all’interno della più grande emergenza socio-sanitaria che ci è capitata da decenni, una pandemia gravissima con una sottovalutazione, durante i mesi estivi, da parte di tutti. Questo ci ha portato inevitabilmente ad un’emergenza reale: non è dunque un problema individuare colpe, la capacità sta nel metterci tutti assieme la faccia per individuare la strada giusta.

Stato centrale ed Enti locali, però, sono ancora lacerati…

I governatori facciano i governatori, si assumano le responsabilità facendo fino in fondo la propria parte e collaborando con il governo, per individuare percorsi comuni. Il problema, per tornare alla prima domanda, non è quello di dialogare con le opposizioni: ma riuscire a remare tutti dalla stessa parte, cercando di capire che sul Covid non si fa campagna elettorale. Dove la gente rischia la pelle bisogna essere tutti di un unico sentimento. Chi ricopre ruoli istituzionali li svolga a tempo pieno e tutte le Regioni facciano la propria parte, anche il Lazio.

Scegliere la strada dei bonus per nonni e monopattini, senza investire su terapie intensive e personale (medico e non medico) è stata una sottovalutazione grave?

Lo sapevamo da tempo che avremmo dovuto fare i compiti a casa, diciamoci la verità. Sapevamo che le scuole avrebbero riaperto e che l’unico modo per consentirle in presenza era ampliando gli spazi o con i doppi turni. Invece per mesi abbiamo discusso sui banchi con le ruote e in questa filiera di nuovi spazi il governo ha messo le risorse ma gli enti locali avrebbero dovuto provvedere all’organizzazione, oppure scegliere il meccanismo dei doppi turni.

Sul tracciamento degli asintomatici chi ha sbagliato?

Non dovevamo rinunciarvi, perché si tratta di un elemento importante tanto quanto il rapporto tra contagiati sintomatici e contagiati asintomatici. Investire nella mappatura della popolazione serve per avere un punto di riferimento. Non dimentichiamo il trasporto pubblico: da un lato ci sono i privati in ginocchio perché non lavorano e dall’altro gli utenti perché si contagiano in bus iper affollati. Possibile che non ci sia un modo per porvi rimedio, prima che il Covid “festeggi” il secondo anno di vita? E che dire dei nuovi posti di rianimazione e dei ventilatori necessari? Governo ed enti locali controllino sei i fondi sono stati spesi per realizzare dei fatti oppure se sono ancora ingabbiati in un iter burocratico, così come i fondi europei che l’Italia fatica a spendere.

Il Mes aiuterebbe?

Sì. La nostra sanità ha bisogno di essere destinataria di una grossa linfa di re-investimenti, perché ci siamo accorti che la rete primaria, che oggi vede solo il presidio ospedaliero e il medico o pediatra di base, ha la necessità di essere ricostruita, potenziando il sistema di rilevazione epidemiologica, l’assistenza a distanza e le piattaforme che consentono in capo ai distretti di incrociare la domanda di salute con la relativa offerta. Non dimentichiamo che il sindaco è la massima autorità locale quado deve firmare le carte scomode, per poi essere dimenticato dalle Regioni. Abbiamo visto l’app Immuni, ma noi avremmo bisogno di medicina vera, come la capacità di creare equipes distrettuali che consentano di mettere assieme medico, infermiere, fisioterapista, tecnico di radiologia ovvero tutto lo staff che serve al comparto sanitario e che invece è stato smantellato nel corso degli anni. Queste sono le priorità che la gente capisce, non l’annuncio che arriveranno i soldi. A Milano hanno tanto criticato l’ospedale fatto in Fiera, ma si tratta di chiacchiere sepolte dalla storia di una pandemia che è tornata.

Oltre all’emergenza sanitaria c’è anche quella sociale…

C’è una differenza oggettiva tra l’impiegato pubblico e il libero professionista: per cui dovremmo intervenire con rapidità. Poi va bene tutto, anche i monopattini elettrici, ma dovremmo metterci nell’ottica che prima di dare le brioches, meglio dare quello che serve davvero.

Il Paese sta perdendo la sua anima, ha detto da queste colonne Rino Formica, ma il governo pensa solo a sopravvivere. Ha ragione?

Lo dico con affetto a governo, maggioranza e opposizione: credo ci sia la necessità di trovare una rotta verso cui andare insieme per superare questo momento. E farlo non con l’occhio ai numeri in Parlamento, ma all’andamento dei contagiati e di chi sta perdendo il lavoro. L’Italia in questo frangente si può permettere tutto tranne che una crisi di governo, che farebbe andare a picco la salute e la speranza degli italiani.

Dunque non condivide la proposta Giorgetti?

Credo che Giorgetti potrebbe dedicare la sua bella intelligenza a risolvere i problemi della gente. Non è il caso di tirare Mattarella per la giacchetta: la mia opinione personale è che in questa crisi abbiamo la fortuna di avere un Presidente che svetta come faro e punto di riferimento. A tutti gli italiani piacerebbe riaverlo al Colle.

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