Scienziati in campo contro il rischio erosione delle coste italiane. Sensori ad alta risoluzione, algoritmi e tecnologie di telerilevamento per la difesa e la conservazione delle coste italiane a rischio erosione, sono infatti gli strumenti innovativi che Ispra, Cnr, Enea e Scuola universitaria superiore Iuss di Pavia mettono in campo per il monitoraggio delle dune costiere e dei fondali marini. Tecnologie che combinano tecniche di osservazione da remoto – basate su dati acquisiti da sensori aerei ad alta risoluzione (Lidar) e iperspettrali – e misure sul luogo per la calibrazione dei dati acquisiti. I risultati dell’utilizzo di queste tecnologie sono contenuti in uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Remote Sensing e la ricerca, spiega l’Enea sul suo sito istituzionale, si è concentrata, in particolare, sull’analisi delle dune costiere del Circeo in provincia di Latina, nel Lazio, che sono caratterizzate da una complessa copertura di vegetazione che ne controlla stabilità, dimensione e forma rispetto ai venti dominanti”.
Negli ultimi 30 anni le dune del Parco nazionale del Circeo sono state oggetto di numerosi interventi per proteggerne la base, ridurre le perdite di sabbia verso l’entroterra a causa del vento e limitare l’impatto del calpesti. Queste azioni hanno consentito finora di conservarle, ma i cambiamenti climatici e la recrudescenza delle mareggiate ne mettono continuamente a rischio l’esistenza. Grazie alle tecnologie messe in campo, i ricercatori hanno scattato una vera e propria fotografia di questa area, da cui è stato possibile rilevare che le dune costiere rappresentano una barriera naturale all’innalzamento del livello del mare e la loro vegetazione è in grado di trattenere sabbia, una risorsa naturale di valore inestimabile che scarseggia sempre di più lungo i litorali. Offrono, inoltre, un ambiente turistico e ricreativo per i cittadini, che sempre più stanno riscoprendo un interesse verso le spiagge naturali.