Dal Comitato non ce la beviamo riceviamo e pubblichiamo in merito alla procedura d’infrazione dell’Unione europea per il mancato rispetto dell’ambiente del lago di Vico e la distribuzione di acqua non potabile.
L’Isde alcuni giorni fa ha comunicato di aver ricevuto una nota dalla Direzione generale ambiente della commissione europea in relazione alla situazione del lago di Vico e alla qualità e salubrità delle acque erogate negli acquedotti di Caprarola e Ronciglione. L’Unione europea chiarisce di aver avviato una procedura d’infrazione già dal 25 gennaio 2019 e che sta valutando le risposte fornite dalle autorità italiane.
Dal 25 maggio 2019 la situazione del lago di Vico e quindi dell’acqua erogata non è affatto migliorata. I provvedimenti presi non hanno dato nessun esito positivo e la Regione Lazio è stata costretta ad emettere una delibera, la 276 del 19 maggio 2020, che declassa ulteriormente la qualità delle acque del lago. Ciò significa che la procedura d’infrazione non potrà essere arrestata e continuerà il suo iter procedurale stabilito in più tappe dai trattati della Unione europea.
Non sappiamo cosa le istituzioni italiane abbiano risposto entro i primi due mesi stabiliti dalla procedura. A nostro parere la Commissione concluderà che il nostro Paese è venuto meno ai propri obblighi a norma del diritto dell’Ue e quindi la procedura d’infrazione potrebbe continuare con il deferimento alla Corte di giustizia chiedendo di imporre all’Italia una sanzione pecuniaria. Ciò significa che, oltre al danno ambientale e sanitario che ancora oggi viene perpetuato, gli italiani saranno costretti a pagare la sanzione che la Corte di giustizia stabilirà.
Europa cattiva o inadempienza italiana? Sicuramente ci sarà chi dirà che è colpa della Isde, degli ambientalisti che hanno fatto ricorso alla Unione europea. Le recenti cause intentate, per intimidire coloro che dicono basta ai pesticidi dalla provincia autonoma di Bolzano e firmate da molti agricoltori, lo dimostrano. Sono considerazioni commiserevoli fatte da coloro che non hanno la capacità di vedere oltre il loro portafoglio. Quei comitati sono formati da cittadini che vivono in un territorio simile al nostro, dove le colture intensive e l’uso dei pesticidi stanno distruggendo gli habitat naturali e con essi la nostra salute. Noi esprimiamo loro tutta la nostra solidarietà.
Vogliamo allora dire tutta la verità: sono anni che continua imperterrito l’avvelenamento del lago e la distribuzione di acqua non potabile dichiarata dalle stesse ordinanze dei sindaci dei Comuni di Caprarola e Ronciglione.
Sono anni che gli ambientalisti, le associazioni ambientali, i comitati per l’acqua potabile, i medici per l’ambiente, lo stesso Ordine dei medici di Viterbo, i professori dell’Università della Tuscia, i cittadini chiedono il cambiamento, con dati statistici alla mano che comprovano l’inquinamento del lago e l’alta incidenza tumorale nella zona. Chi metterà fine al danno ambientale che ancora continua ad essere inflitto al territorio e alla inadempienza del diritto civile di avere acqua potabile? Perché i cittadini, che sono i veri danneggiati, debbono pagare anche con moneta sonante i danni provocati da chi non ha preso i necessari provvedimenti?
Una vera giustizia dovrebbe cercare i colpevoli del disastro ambientale, dovrebbe colpire chi ha fatto orecchie da mercante, chi ha negato l’evidenza, chi ha cercato e ancora cerca di farci credere che tutto va bene perché diversamente ne soffrirebbe l’economia. Sappiamo che difficilmente si arriverà a questo e allora concludiamo questo atto di accusa, chiedendo almeno una riflessione: la qualità della vita non dipende dalla genuflessione al dio quattrino, ma dal mantenimento di una ambiente sano, perché l’uomo dipende dall’ambiente e come dimostrato, l’ambiente prima o poi ristabilisce il suo primato. Per questo rivolgiamo un appello accorato a tutti gli uomini. In particolare a coloro che possono determinare il cambiamento: chiediamo ai produttori la riconversione del prodotto delle monocolture in prodotti certificati biologici di qualità non contenenti la chimica, chiediamo alle Istituzioni di mettere in atto tutte le misure necessarie al disinquinamento delle acque di superficie e per evitare ulteriore apporto di inquinanti.
Economia e salute possono viaggiare insieme in un territorio che ci offre mille possibilità, la condizione è il rispetto dell’ambiente.
Aicsambiente, Comitato acqua potabile Ronciglione, Coordinamento provinciale dei comitati per l’acqua pubblica Non ce la beviamo