La linea del Partito democratico, dopo l’annuncio di Veltroni di voler votare no, rimane, comunque, quella fissata in direzione, il 7 settembre, con il voto a un ordine del giorno che recitava così: “In coerenza con il nostro profilo riformatore, il Pd esprime l’orientamento rivolto ai propri iscritti e ai propri elettori, a sostegno del sì. Voto al quale rimanda il segretario quando gli viene chiesto un commento alle parole dell’ex sindaco di Roma: “Noi abbiamo avuto una bellissima riunione della direzione e a stragrande maggioranza abbiamo preso un orientamento. Viva il partito pluralista che, anche se ha idee diverse, alla fine fa scelte nel rispetto delle idee degli altri. Questa è la verità di questa stagione”.
Eppure l’uno-due di Prodi-Veltroni fa discutere all’interno del partito e proprio da un membro della direzione nazionale come Beppe Fioroni arriva un appello alla flessibilità: “Nessuno di noi può chiudere gli occhi di fronte all’evidenza. Sul referendum, per altro, non si gioca la fiducia al segretario. Proprio per questo, amichevolmente, dico a Zingaretti di adottare una linea più flessibile. Dopo Prodi anche Veltroni dice no al taglio dei parlamentari. Possiamo ignorare la portata di queste dichiarazioni?”.
“La realtà – prosegue Fioroni – è che la base del Pd condivide largamente questo dissenso; propriamente un dissenso che nasce, a tutti gli effetti, dalla volontà di contrastare l’anti-parlamentarismo dei partiti populisti, specie se di destra”. “Ora – aggiunge – torna utile per tutti una riflessione ad alta voce in vista delle urne, non per smentire l’orientamento ufficiale del Pd, ma per far sì che esso non diventi un vincolo illogico e pertanto inammissibile per il nostro elettorato. Non dobbiamo impiccarci all’albero della demagogia. Il Pd ha il dovere di comprendere le ragioni dei tanti sostenitori del No. E tanti anche a noi vicini”.