Verso il referendum del 20 e 21 settembre, Giuseppe Fioroni e i popolari del Partito democratico riaffermano le ragioni del no: “Il rischio vero è che il risultato del referendum non sia il primo passo verso le riforme, ma sia l’ultimo passo verso lo strapiombo”. No al taglio dei parlamentari – è stato detto durante un incontro svoltosi al Balletti Park Hotel di San Martino al Cimino su iniziativa del Centro Studi Aldo Moro – perché rischia di venire meno la rappresentanza dei territori.
“I popolari – ha rimarcato Fioroni, che sul tema era intervenuto anche durante la direzione nazionale di lunedì – ritengono che il Pd non deve apparire e non deve essere subalterno al Movimento 5 Stelle. Una sensazione pericolosa, quella della subalternità al populismo, che sembra essersi insinuata soprattutto tra i quadri intermedi del partito e d’altra parte un sì incondizionato al referendum, lungi dal rappresentare il convincimento di tanti dirigenti, funzionari e militanti, appare sempre di più contrario alla migliore tradizione del riformismo democratico e popolare”.

“La scelta del no – ha aggiunto Fioroni davanti ad una platea sistemata all’aperto nel rispetto delle norme sul distanziamento sociale – nasce dal desiderio di ripristinare un discorso riformatore più autentico e persuasivo che possa coinvolgere le espressioni di una vasta tradizione di pensiero democratico, fuori dallo schema dei guelfi e ghibellini. Non dobbiamo far finta di non vedere la diaspora che investe la nostra area di riferimento, con possibili ripercussioni future. Ciò rischia nelle concomitanti elezioni regionali e comunali di trasmettere un messaggio che fa della difficoltà sul referendum un fattore di disagio per chi combatte in prima linea”.
“Il taglio in corsa dei parlamentari – ha continuato Giuseppe Fioroni – senza che sia stata ipotizzata una diversa funzione delle camere e individuata una legge elettorale che ripristini il voto di preferenza è funzionale solo all’antiparlamentarismo. Posso comprende l’evoluzione e le scelte del M5s sul tema del referendum, ma meno comprendo quelle del Pd. Il Pd ha responsabilità di guida, non può apparire subalterno al M5S: è per questo motivo che il NO al referendum è legittimo”.

Per Fioroni “Il rischio vero di questa proposta referendaria è quello di allontanare il cittadino dall’eletto. Di stravolgere la struttura della nostra democrazia dove il cittadino è al centro della politica e il deputato deve rispondere alla comunità che lo ha eletto. Per questo meno sono e più sono distanti e più distanti sono e più c’è il rischio che i deputati, invece di rispondere ai cittadini elettori, rispondono ad altre istanze. Torniamo in parlamento e votiamo una legge elettorale che possa anche ridurre il numero dei parlamentari, ma ripristini assolutamente le preferenze in modo che chi verrà eletto sarà più attento a dare risposte ai cittadini che a stare rinchiuso nel palazzo”.
Alla chiusura delle urne, ha concluso Fioroni: “Quello che sarà evidente a livello politico non sarà il risultato del referendum secondo le sensibilità politiche di chi vuole coinvolgere in questa campagna le sorti del Governo, ma sarà il risultato che riuscirà ad ottenere il NO: l’espressione di chi guarda alla politica dalla parte delle comunità, di chi vuole continuare a dare un ruolo chiave ai cittadini e che hanno il diritto di scegliere chi li rappresenta”.