Le vicende di Talete al centro di un ampio servizio sul sito www.tpi.it, a firma di Veronica Di Benedetto Montaccini, dove viene trattato il tema delle bollette pazze che in queste settimane stanno arrivando a molte famiglie. Una nuova ondata di pagamenti oggetto di proteste e contestazioni.
300, 400, 500 euro al mese, fino ad arrivare anche alla cifra folle di 5mila euro. Sono le bollette shock per l’acqua che i cittadini della provincia di Viterbo si vedono arrivare per posta. Negli ultimi mesi centinaia di persone hanno preso letteralmente d’assalto gli sportelli dell’ente gestore delle acque del viterbese, Talete S.p.a., per chiedere chiarimenti e rettifiche su importi elevati e in alcuni casi astronomici.
Si tratta du metri cubi di acqua di consumo stimato messi nel conto ma mai usciti dai rubinetti, come la lettura del contatore evidenzia. Un fatto che potrebbe anche essere normale, perché spesso vengono inviate bollette con consumo stimato, ma che risulta piuttosto anomalo, e poco gradito, quando in realtà la lettura dell’acqua è stata effettuata dagli addetti a giugno, ma evidentemente ignorata nella fatturazione.
“Ho ricevuto una bolletta assurda da 520 euro quando il mio consumo è stato sempre inferiore o di poco superiore ai 100 euro – racconta una utente, J. E. – Negli uffici hanno ricalcolato l’importo e il risultato è stato zero. Ma i numeri della lettura del contatore riportati nella bolletta erano stranamente di tre cifre anziché delle solite 4: 795 anziché 1795 e 843 anziché 1843″.
Un altro utente, C. N., ha spiegato: “Sono scomparsi dalla fattura ben 1.000 metri cubi di acqua da me pagati. L’operatrice Talete ha detto che il sistema non prendeva le quattro cifre. E se un giorno mi addebiteranno quei mille metri cubi, non riportati in bolletta, ma che si leggono sul mio contatore, qualora un addetto ne rilevasse il consumo con una effettiva lettura? Non sono affatto tranquillo”.
Sono tante, troppe, le storie di cittadini ai quali sono arrivati 520 euro di bolletta invece che poche decine di euro. Basta andare davanti alla sede centrale di Talete in Viale Romiti per rendersi conto di quante persone vanno a lamentarsi per le fatturazioni sbagliate.
Quando F. R. ci mostra la sua ricevuta non riesce a trattenere la rabbia: “5mila euro mi hanno fatto arrivare! Non so se ridere o piangere”.
L’aumento delle bollette di Talete negli anni non si è mai arrestato, come provano anche le stime discusse in consiglio comunale a febbraio scorso dalla consigliera viterbese del Partito Democratico Luisa Ciambella: nello schema degli aumenti delle tariffe per una famiglia di 4 persone, la bolletta dell’acqua è passata da 102,30 euro l’anno nel 2017 a 106,05 euro nel 2019. Tariffa che arriverà a 702 euro più Iva nel 2023.
“I cittadini – ha detto Ciambella – non possono continuare a pagare lo scotto di una mala gestione dell’acqua. Dovrebbe essere gestita in modo pubblico, visto che è un bene comune, invece viene mercificata. Le bollette assurde ne sono solo un esempio”.
La rete idrica nella Tuscia è gestita da Talete S.p.a., una società costituita da una partecipata dei 60 comuni della provincia di Viterbo oggetto però del diritto privato. L’attuale presidente della società in carica dal 2019, Andrea Bossola, ha attivato una maxioperazione di recupero crediti per rimettere in sesto i conti disastrati dell’azienda idrica: 30 milioni di euro di buco economico. Ma le bollette pazze non derivano solo da questo, in molti casi si tratta di veri e propri errori materiali. Come spiega G. A.: “Continuavano ad aggiungere uno zero in più alla mia bolletta. 480 invece che 48 euro, 630 invece che 63. A volte non so se pensare se sia un errore o se vengono stampate così in mala fede…”.
Secondo l’associazione di consumatori Adiconsum, Talete avrebbe “disatteso il dialogo necessario tra gestore, utente e organizzazioni dei consumatori. Come è possibile che Talete non abbia avuto tempo e modo di informare i propri utenti provocando il caos, anche perché in molti, peraltro, si sono visti addebitare il deposito cauzionale pur avendo la domiciliazione bancaria”. Nella delibera dell’Autorità nazionale energia e ambiente (Arera), all’articolo 3 comma 3.1, si legge testualmente che “il gestore può richiedere all’utente, all’atto della stipula del contratto di somministrazione, il versamento di un deposito cauzionale”. Ciò, significa, secondo l’Adiconsum, che il provvedimento non può essere applicato retroattivamente. Di qui il rischio che Talete venga sepolta da una valanga di ricorsi degli utenti.
Le bollette che gli utenti si ritrovano a pagare o a contestare sono altissime, ma il servizio offerto non è dei migliori. Anzi. Le acque della provincia di Viterbo sono infatti tra le più inquinate d’Italia a causa della presenza di arsenico. Una vera e propria emergenza che vede 55 dei 60 comuni di questo territorio sforare troppo spesso i limiti di 10 microgrammi per litro consentiti dalla normativa europea.
Alla presenza “naturale” d’arsenico si vanno ad aggiungere gli inquinanti, creando una situazione giudicata a rischio dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità. In alcune zone la concentrazione di arsenico raggiunge punte fino a cinque volte i limiti massimi di legge. E’ il caso di alcune zone dei comuni di Capranica, Civita Castellana, Fabrica di Roma e Vetralla. Zone dove nessuno dovrebbe usare l’acqua corrente, neanche per cucinare la pasta o per lavarsi. Zone dove i cittadini subiscono oltre il danno, la beffa: si vedono arrivare bollette shock, mentre dai loro rubinetti esce acqua marrone.