Sull’uso dell’acqua del lago di Vico per rifornire gli acquedotti di Ronciglione e Caprarola interviene il ministero dell’ambiente. Il quale, tramite una lettera della direzione generale, arrivata ieri alla Regione, all’Ato Lazio Nord e alla Talete, chiede di sapere “se siano allo studio provvedimenti per rintracciare fonti alternative di approvvigionamento per superare la denunciata annosa questione”.
La direzione generale per la sicurezza del suolo e dell’acqua del ministero ha risposto così alla richiesta di intervento inoltrata il 4 agosto dall’Associazione medici per l’ambiente “affinché le popolazioni di Caprarola e Ronciglione siano adeguatamente rifornite di acqua potabile, valorizzando sistemi alternativi alla captazione delle acque dal lago di Vico, in ottemperanza alla deliberazione del 19 maggio 2020 n. 276 della giunta regionale del Lazio”.
“In data 4 agosto – si legge nella nota del ministero – è pervenuta presso questi uffici un’ulteriore segnalazione dell’Isde. Si evidenzia che da tempo è nota la situazione delicata della qualità delle acque distribuite a fini
potabili nell’area del Viterbese, in cui sono compresi i comuni di Ronciglione e Caprarola. E’, altresì, noto che i Comuni in questione, ricadenti nell’Ato 1, a dicembre 2019 non avevano ancora provveduto a cedere le opere al gestore in house Talete, continuando a gestire il servizio in economia; la Regione Lazio aveva avviato l’esercizio dei poteri sostitutivi nei confronti dei Comuni inadempienti; tuttavia, a causa dell’emergenza epidemiologica in corso l’azione di sollecito aveva avuto un rallentamento. Ciò premesso, alla luce della denunciata, da parte dell’Isde, inadeguatezza e inefficacia dei sistemi di potabilizzazione e il possibile e connesso rischio sanitario per le popolazioni e della consapevolezza che solo a un livello di gestione sovra comunale, come è appunto l’ambito territoriale ottimale, è possibile creare azioni sinergiche e armonizzare interventi sia emergenziali che di medio/lungo periodo, oltre che garantire un servizio adeguato, si chiede agli enti in indirizzo quali iniziative ad oggi siano in corso o si vogliano intraprendere per accelerare la messa a regime del servizio idrico integrato nell’Ato 1, far confluire nella gestione unica i Comuni inadempienti e se siano allo studio provvedimenti per rintracciare fonti alternative di approvvigionamento per superare la denunciata annosa questione”.