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Home » Politica » Sul tema dei “derivati” fantasiose ricostruzioni

Sul tema dei “derivati” fantasiose ricostruzioni

9 Agosto 2020

Da Luisa Ciambella riceviamo e pubblichiamo

Leggo fantasiose ricostruzioni sulla stampa circa il tema “derivati”,  uno dei tanti problemi che l’amministrazione Michelini ed  io in qualità di assessore al bilancio abbiamo affrontato appena insediati. Per rendere chiaro il tutto ai cittadini, questi derivati sono un investimento finanziario speculativo che l’amministrazione Gabbianelli adottò senza il voto di quest’ultimo che uscì dall’aula quando venne approvato. Già questo dovrebbe dirla lunga sulla condivisione che ci fu su questo investimento dell’allora maggioranza,  rivelatosi poi disastroso tanto da portare  il Comune a pagare ogni anno 700 mila euro di interessi passivi.

Quando nel 2013 ci insediammo apprendemmo del buco di Esattorie per un totale di oltre 4 milioni e mezzo di euro e,  insieme all’azione giudiziaria intrapresa per il recupero delle somme in parte avvenuto e per il resto ancora in corso di giudizio, avevamo solo un modo per non condannare il Comune all’inerzia: recuperare risorse, razionalizzare le spese. Facemmo una ricognizione importante anche degli affitti non pagati da privati al Comune e recuperammo molto, l’idea di poter annullare l’investimento derivati così dannoso era il principale degli obiettivi da raggiungere.

Nonostante esistesse una perizia chiesta dall’ex sindaco Marini che riteneva il derivato non risolvibile, iniziammo una serie di incontri con diverse agenzie, con diversi soggetti per capire come liberarci di questo scellerato investimento. Era un’ossessione, io e il dottor Quintarelli abbiamo passato i primi tre anni dell’amministrazione ad occuparci di questo. Da una serie di incontri fatti con diversi soggetti ciò che emergeva era intanto che il nostro prodotto apparteneva ad una società inglese e che l’eventuale causa andava intentata in  foro londinese con avvocati che patrocinassero a Londra.

Già solo questo faceva lievitare i costi in maniera esponenziale: ricordo che ci fecero una simulazione e si parlava, solo per partire, di spendere tra 200000 e  250000 euro con possibilità di vederci vincitori solo minimali,  mancando una consolidata giurisprudenza. Infatti all’epoca due erano i Comuni italiani più grandi che avevano intentato un giudizio su un derivato come il nostro in Inghilterra:  uno aveva vinto e l’altro aveva perso.

Si parlò anche di possibilità nel tempo di monitorare l’andamento giudiziario e di muoversi in momenti in cui la giurisprudenza sarebbe stata più consolidata,  magari sperando in una class action di più enti locali per condividere e limitare le spese. Appare singolare che un esperto dei tanti sul mercato si permetta oggi di rilasciare un certo tipo di dichiarazioni sapendo tra l’altro che lo stesso percepiva una percentuale dall’operazione che il Comune avrebbe dovuto intentare.

Ancora più strano è che le sue dichiarazioni siano prese per oro colato.  Si sa per l’oste il vino è per definizione buono,  ma per me che ero assessore pro tempore e per il dirigente Quintarelli,  che invece rispondevamo ai cittadini,  perché spendere 200/250mila euro per intentare un primo giudizio senza garanzia sull’esito nemmeno minimale significava sperperare denaro pubblico e aggiungere un danno al danno già fatto nel 2006 oltre al rischio di danno erariale.

Nè  l’amministrazione Michelini né il dirigente si sentirono di fare altra cosa che controllare costantemente il mutare della situazione e,  con l’eventuale irrobustirsi della giurisprudenza,  fare causa con almeno buone possibilità di poterla vincere. Questo va fatto stando attenti però a non mischiare le mele con le pere. La recente sentenza della Corte di cassazione è importante perché chiaramente parla di interventi speculativi rischiosi che non dovrebbero essere oggetto di attività per un Comune, ma la Corte di cassazione ha la sua giurisdizione in Italia e non in Inghilterra dove il nostro derivato deve essere contestato.

Quindi ben venga la commissione d’inchiesta interna per capire chi ha avuto responsabilità nel sottoscrivere quell’investimento dissennato, chiamiamo in commissione a riferire il sindaco Gabbianelli che ci spiegherà perché non votò l’investimento, l’allora assessore al bilancio, l’allora presidente del Consiglio, l’allora ragioniere capo, mi metto a disposizione io come assessore al bilancio dell’unica amministrazione che lavorò per risolvere la situazione, all’allora  ragioniere capo Stefano Quintarelli,  e tutti coloro che possono aver giocato un ruolo, distinguendo bene tra chi ha determinato il danno e chi come noi ha cercato di trovarne soluzione senza dare seguito alla causa per evitare di danneggiare ulteriormente i viterbesi.

Invito il Consiglio a istituire la commissione d’indagine interna per accertare eventuali responsabilità e fare definitiva chiarezza, certa che la stessa voglia di verità si vorrà applicare a tante parti della gestione dell’amministrazione passata, presente e futura nel rispetto dei cittadini. Avremo modo di approfondire oltre venerdì in consiglio comunale.

Luisa Ciambella

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