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Home » Politica » Strage di Bologna, il mistero passa anche per Vetralla

Strage di Bologna, il mistero passa anche per Vetralla

1 Agosto 2020

”Mio padre ha sempre mentito, l’ho sempre detto e lo ribadisco senza tema di smentita. Mentiva, certo, come hanno detto, testimoniando al processo quando io ero ancora un bambino, mia madre, mia nonna e la tata. Che motivo aveva la tata di dire una cosa del genere?”.

A dirlo all’AdnKronos è Stefano Sparti, figlio di Massimo Sparti, il principale accusatore di Mambro e Fioravanti che ai magistrati riferì di aver incontrato quest’ultimo il 4 agosto del 1980 per dei documenti, aggiungendo che Fioravanti gli disse ”hai visto che botto”. In più di un’occasione, Stefano Sparti ha affermato che suo padre ha mentito, perché quel 4 agosto, in realtà, non era a Roma, ma in vacanza a Cura di Vetralla, in provincia di Viterbo, da dove non si sarebbe mosso. Lo stesso Stefano Sparti, inoltre, ha raccontato che quanto andò a trovare suo padre in ospedale, poco prima che morisse, si sentì dire, a proposito delle sue accuse agli ex Nar, che ”non poteva fare altrimenti” e che lo aveva fatto per i familiari.

Da allora, il figlio si domanda cosa intendesse dire suo padre con quelle parole: ”Ho cercato di darmi tante risposte, ma non lo so – afferma Sparti -, possono essere le più disparate, ma in fin dei conti non spetta a me cercare di capirne il senso. Certo, se avessi avuto più tempo… ma io non sapevo che mio padre sarebbe morto dopo tre giorni”. “Anche il giudice mi ha domandato perché non ho chiesto subito a mio padre cosa intendesse dire, ma non avevo la sfera di cristallo per poter prevedere la sua morte di lì a poco. Però non sono sorpreso, perché, buttandola sullo sport e gli arbitraggi, ci sono giudici bravi come Collina, che sono, ad esempio, Falcone e Borsellino, e poi ci sono quelli come Byron Moreno”.

Quanto alle contestazioni rivolte allo stesso Stefano Sparti, e cioè di aver riferito le parole del padre solo molto anni dopo averle ascoltate, Sparti spiega: ”Intanto perché ero piccolo, e non è che un ragazzino si sveglia la mattina, va a scuola e poi pensa di recarsi dal magistrato. Mia madre mi diceva che sarebbero andati loro a testimoniare. Nei processi, poi, ho visto che mia madre, mia nonna e la tata sono state trattate come se fossero gli imputati. Intanto il tempo passava, le situazioni cambiavano, io cambiavo, ma ad un certo punto mi sono chiesto se non fosse il caso di farlo, anche se sapevo benissimo che andare dal magistrato non sarebbe servito a niente, anzi, mi avrebbe creato solo problemi, com’è accaduto” .

Stefano Sparti è stato indagato per falsa testimonianza e depistaggio per aver detto che Cristiano Fioravanti, fratello di Valerio, il 2 agosto del 1980 pranzò con lui e la famiglia a Cura di Vetralla, mentre per i magistrati è impossibile che sia accaduto in quanto quel giorno Cristiano Fioravanti venne scarcerato da Rebibbia alle 19.55 e poi fu pedinato dalla Digos. “Lì forse ho sbagliato io a dargli un appiglio e a non informarmi – afferma -, evidentemente mi ricordavo male, ma ho solo raccontato le cose per come le rammentavo. D’altronde, perché avrei dovuto mentire? Ma poi, depistaggio di cosa? Davvero pensano che io abbia deliberatamente mentito? E perché? E invece io ancora oggi penso di aver visto Cristiano il 2 agosto. Loro invece dicono che se io ricordo male quella circostanza, allora la mia testimonianza è tutta falsa. Mi pare un pò grossolana la cosa, o no?”.

Massimo Sparti nel 1981 uscì dal carcere per via di un tumore al pancreas che gli fu diagnosticato sulla base di lastre che però non erano sue: “Mio padre di questo si vantò con molte persone – spiega Sparti -, ma lui, per poter uscire di galera, simulò di avere un dimagrimento da tumore, quando in realtà la perdita di peso era dovuta all’uso di anfetamine che riusciva a farsi arrivare in carcere”.

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