Sos sanità nell’Alta Tuscia. Lo lancia il sindaco di Montefiascone, Massimo Paolini, che ha chiesto un incontro urgente al presidente della Regione, Nicola Zingaretti, e al prefetto, Giovanni Bruno, per rappresentare la gravità dei disservizi causati in tutto il territorio dal continuo depotenziamento del presidio ospedaliero locale.
“Negli ultimi anni – scrive – purtroppo abbiamo assistito al lento e inesorabile depauperamento dei servizi territoriali, con la chiusura o il declassamento degli ospedali che costituivano un fondamentale presidio per la prevenzione delle malattie e la tutela della salute dei cittadini. Si è così generato un effetto imbuto verso gli ospedali maggiori (nel nostro caso l’ospedale di Belcolle di Viterbo) con lunghe liste d’attesa e affollamento dei Pronto Soccorso, a discapito dei cittadini: la domanda si è così spostata verso la sanità privata a pagamento e verso altre regioni con una migrazione che presenta un saldo negativo da ultimi posti in classifica, in compagnia di Puglia, Sicilia, Calabria e Campania”.
“Dall’inizio del periodo emergenziale – prosegue – ci siamo tutti resi conto di quanto fosse pericolosa questa tendenza e abbiamo sentito tanti discorsi sulla necessità di invertire la rotta. Abbiamo molto apprezzato i provvedimenti governativi e le sue ordinanze che prevedevano il potenziamento dell’assistenza pubblica sul territorio. Dobbiamo purtroppo constatare che però, dopo l’allarme della pandemia e gli allarmi lanciati da tutte le istituzioni competenti in materia di sanità, sul territorio non si sono prodotti gli effetti sperati”.
L’ospedale di Montefiascone versa in una situazione preoccupante: da ex eccellente nosocomio, prima è diventato un Ppi (punto di pronto intervento), poi è stato declassato a Pat (presidio ambulatoriale territoriale) “che non trova menzione – nota Paolini – nel decreto del commissario ad acta della Regione n. 303 del 25 luglio 2019, ovverosia il piano di rientro, riorganizzazione, riqualificazione e sviluppo del servizio sanitario regionale. Decreto in cui si parla semmai di punti di assistenza primaria (Pap). Non trova menzione la sigla Pat neppure nel più recente Dea 469 del 14 novembre 2019 che ha apposto modifiche al precedente 303 mettendo in rilievo la continuità dei nascenti Pap con le funzioni precedentemente svolte dai morenti Ppl”
In altri Pat laziali, fa notare il primo cittadino falisco, non operano più i medici ospedalieri addetti all’emergenza bensì i medici di medicina generale: “La trasformazione da Ppi in Pat purtroppo non è solo nominalistica, non è più garantita la gestione dell’emergenza e non è vero che l’operatività del servizio h 24 è garantita come anche le prestazioni erogate: dall’insorgenza dell’emergenza covid 19 infatti il nostro ospedale è aperto dalle 7 alle 21, come se fosse un locale commerciale. Non c’è un servizio notturno. L’infermiere stacca alle 20, dalle 20 alle 21 il medico resta solo e dalle 21 non c’è più nessuno”.
Va dunque ripristinato subito, chiede Paolini, il servizio h 24 “per evidenti ragioni di sicurezza della popolazione. Montefiascone è un grande centro, supera i 13.000 abitanti e d’estate ha un’importante presenza turistica, si trova in una posizione geografica baricentrica rispetto a Viterbo e tutto il territorio del lago di Bolsena è sede di due importanti Rsa che ospitano centinaia di persone anziane e fragili, ed è Comune capofila del distretto A della Asl, il più grande, che comprende 28 comuni”. E ancora: “40 minuti (quando non c’è traffico) sono troppi per raggiungere il pronto soccorso: un rischio del tutto inaccettabile per chi ha a cuore la salute della popolazione. Segnalo inoltre che la Asl di Viterbo, dopo la chiusura dei Ppi di Ronciglione e di Montefiascone, ha chiuso anche la nostra day surgery (attivata soltanto nel 2010), trasferendola ad Acquapendente, contraddicendo la delibera del dg della Asl n.120 del 30/01/2019 che prevedeva l’operatività delle sale operatorie a Montefiascone e a Ronciglione per molte specialità chirurgiche ed era finalizzata a migliorare l’accessibilità degli utenti, abbattere le liste d’attesa, ottimizzare l’uso delle risorse (posti letto, personale, sale operatorie)”.
“Dal nostro ex ospedale – conclude Paolini – mi giungono continue lamentele riguardanti la cronica carenza di infermieri sia nel reparto di geriatria che nel Pat stesso, mentre, a seguito di un concorso bandito dalla Asl per 3 ingegneri clinici, si verifica l’inspiegabile assunzione di 8 ingegneri. Ci sono problemi anche nel servizio di radiologia per carenza di medici a fronte delle oltre 2.500 richieste di esami che non vengono evase, in danno della sanità pubblica poiché gli utenti devono rivolgersi a strutture private a pagamento. Ho rappresentato alla direzione della Asl la gravità della situazione con le ripercussioni e i rischi per la salute dei cittadini ma senza alcun seguito. A tal fine le chiedo di volermi ricevere per valutare insieme le possibili soluzioni da ricercare con urgenza per operare nell’interesse generale e consentire ad entrambi di assolvere al proprio ruolo di garante del diritto alla salute dei cittadini”.