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Home » Italia » Omceo: “Coronavirus, non è tutto finito”

Omceo: “Coronavirus, non è tutto finito”

30 Giugno 2020

“Non siamo ancora in pace con il virus, ma in armistizio”.

Risponde cosi’ Pier Luigi Bartoletti, segretario provinciale della Fimmg Roma e vicepresidente dell’Ordine dei medici di Roma e provincia, interpellato dall’agenzia Dire sul nuovo focolaio dei contagi a Fiumicino. “Non faccio parte degli ottimisti che dicono ‘e’ tutto finito’ – prosegue Bartoletti – ma sono tra chi pensa che siamo riusciti a gestire bene l’epidemia. In questo momento stiamo isolando, soprattutto nell’area della Asl Roma 3, dei piccoli focolai che non preoccupanti perche’ sono stati subito tracciati, trattati e isolati. Ma cosa sarebbe accaduto se non lo avessimo fatto? Nel mondo abbiamo assistito purtroppo a molti esempi negativi: penso ad Israele che, dopo una chiusura come la nostra, adesso sta vivendo momenti non felici, ma anche alla Svezia, che ha scelto una strada morbida con il lockdown e ora ha un numero di casi ancora gravissimo, per non parlare degli Stati Uniti, del Brasile e dell’America Latina”.

Insomma, secondo Bartoletti “non bisogna abbassare la guardia e noi non l’abbiamo fatto – sottolinea – Nelle ultime due settimane come Uscar (Unita’ speciale di continuita’ assistenziale regionale) abbiamo lavorato esattamente come lavoravamo fino a due mesi fa, non c’e’ stato un calo delle attivita’. Questo perche’ da parte della Regione Lazio c’e’ ancora il massimo dell’attenzione”.

Intanto l’Organizzazione mondiale della Sanita’ ha detto che il ‘peggio deve ancora arrivare’ e che la ‘pandemia e’ ancora lontana dalla fine’. Come commenta? “Speriamo che l’Oms si sbagli- risponde Bartoletti- ma noi siamo ancora a livelli di allerta massima, perche’ questo e’ un virus che, se si lascia libero di diffondersi, ha dimostrato di avere una capacita’ diffusiva molto elevata e di andare addirittura al raddoppio dei casi di settimana in settimana. Quindi non dobbiamo assolutamente consentire che circolino persone infette, in grado di infettarne altre. È normale che piu’ si va avanti con la stagione estiva e piu’ c’e’ voglia di liberta’, ma c’e’ anche piu’ il rischio che i casi possano aumentare. Le persone allora non devono
sottovalutare il rischio, che esiste. Noi adesso siamo concentrati sul presente, che e’ il tracciare, e sul futuro, che e’ il vaccinare. L’altra grande partita, infatti, e’ quella di iniziare le vaccinazioni antinfluenzali il prima possibile – conclude il vicepresidente Omceo Roma – e su tante persone”.

“I test sierologici – ha aggiunto – sono senz’altro utili per chi ne ha bisogno, ma sono inutili se poi chi risulta positivo non lo comunica alle autorità competenti. I test aiutano a tracciare l’infezione e non a verificare l’infettivita’ delle persone – prosegue Bartoletti – faccio un esempio: se nel pollaio trovi le galline morte e vuoi scoprire chi le ha uccise, la sierologia ti aiuta a trovare le tracce della volpe. Ma il problema e’ trovare la volpe e la volpe la trovi con il tampone”.

Con la scoperta di un tampone positivo, aggiunge, si avvia “una macchina con un costo elevatissimo, che richiede un impegno organizzativo altrettanto elevato. Allora tutto questo ha ragione d’essere se il controllo sui tamponi viene centralizzato”. Secondo Bartoletti, allora, se il tampone si rende accessibile a tutti “l’eventuale positivita’ necessita poi di una segnalazione al Sisp (Servizio igiene e sanita’ pubblica, ndr)”.

Risultare positivi al tampone e’ “qualcosa di assolutamente nefasto per la persona, ma isolare quella persona – dice il segretario provinciale della Fimmg Roma – e’ positivo per la societa’. Va fatto quindi un ragionamento tra il bene privato e il bene comune: non poter fare un tampone dove e quando mi pare e’ sicuramente una perdita della liberta’ individuale, d’altra parte questa perdita di liberta’ va commisurata all’enorme ricaduta che potrebbe avere dal punto di vista pubblico una positivita’ non comunicata alle autorita’. Bisogna scegliere tra il diritto pubblico e il diritto privato, insomma, e in questo momento prevale il diritto pubblico perche’ il rischio e’ elevatissimo. Immaginiamo cosa accadrebbe se tra una settimana dovessero di nuovo chiudere tutti i ristoranti, le spiagge, ecc. È chiaro che il diritto del singolo, in questo momento, e’ subordinato al diritto pubblico. E personalmente la trovo una cosa positiva e rispettosa, anche perche’ ora che abbiamo riaperto tutto non possiamo permetterci scivolate”.

In questo momento, conclude infine Bartoletti, si sta “privilegiando il bene pubblico rispetto al diritto privato e dopo quello che abbiamo passato e’ anche giusto, la scelta non puo’ essere neutra. Il virus ha ancora altissime aree di rischio, quindi il diritto del singolo non e’ un diritto negato ma solo momentaneamente congelato, in attesa del controllo dell’epidemia. Un’altra decisione sarebbe da irresponsabili”.

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