
Sui motivi veri che hanno portato l’amministrazione di destra di Civita Castellana a un passo dalla morte regna molta confusione. Tante cose dette e tante altre non dette. Si sa che lo scontro si è consumato su temi importanti quali l’ambiente e l’urbanistica. Ovvero sui progetti per alcuni impianti di smaltimento rifiuti e per qualche centro commerciale non a tutti gradito. D’altra parte, si sa pure che ogni volta che cade un Comune, al di là di quello che viene detto, le verità sono tenute nascoste.
A livello politico l’accaduto è la dimostrazione di una coalizione tenuta insieme con difficoltà e stavolta salvatasi per la determinazione della Lega provinciale a tenere in piedi la baracca onde evitare una figuraccia di proporzioni colossali. Il sindaco Caprioli è stato più volte sull’orlo delle dimissioni, stanco del continuo clima di conflittualità interna. Alla fine si è convinto a restare. Lo hanno supplicato sia Contardo che il senatore Fusco. Ma gli è costato caro. Ha dovuto infatti rinunciare ai due assessori a lui più vicini, Gemma soprattutto, che al bilancio per lui era una garanzia.
Purtroppo, anche per uno prestato alla politica come Caprioli ci sono momenti che bisogna ingoiare il rospo. Nella speranza che poi si riesca a digerirlo, dato che, in caso contrario, non resterebbe che vomitare tutto, mandando, in questo caso, a carte quarantotto quello che Fusco, con un quasi monocolore leghista, aveva finora considerato il suo capolavoro politico.