Base riformista del Pd ha consegnato alcune proposte sulla scuola ai propri referenti in Parlamento e Regione.
“Il 23 aprile – dicono Luisa Ciambella e Mariano Angelucci – abbiamo organizzato un’assemblea sulla piattaforme zoom sul tema della scuola che fu molto partecipata, con Patrizia Prestipino, Eleonora Mattia e a Lena Gissi affrontammo insieme a tantissimi dirigenti scolastici, insegnanti di ordine operanti nelle scuole pubbliche e private tutte le criticità e le prospettive di una scuola che oggi è certamente tra i settori più in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria. La scuola però a nostro giudizio è il punto di forza del nostro Paese da cui si deve ripartire a settembre più forti e strutturati di prima, facendo tesoro dell’esperienza della Dad che ha caratterizzato questo anno scolastico ma facendo un passo in avanti verso la garanzia del diritto allo studio per tutti. In quell’assemblea abbiamo chiesto a tutti di fornire da un punto di vista tecnico i loro contributi e come ci eravamo impegnati a fare, abbiamo sintetizzato, con la collaborazione di Arianna Camellini in un documento di proposta puntuale che abbiamo consegnato ai capigruppo del Pd di Camera e Senato, Graziano Del Rio e Andrea Marcucci, a Patrizia Prestipino, membro della commissione cultura e scuola della Camera dei deputati, ad Alessandro Alfieri membro della commissione bilancio del Senato, al sottosegretario Simona Malpezzi, alla Presidente della commissione scuola, Eleonora Mattia e al consigliere regionale Eugenio Patanè, perché possano tenerne conto nelle scelte da intraprendere a livello parlamentare e regionale. Un lavoro puntuale che parte dal punto di vista degli operatori scolastici ma che guarda alle famiglie, ai ragazzi, al sociale e alle agenzie educative. Nel documento si parla intanto della stabilizzazione degli insegnanti precari e della necessità per i dirigenti scolastici di avere a disposizione il corpo docenti entro il 31 agosto p.v.; delle necessità delle scuole paritarie e delle risposte che è giusto che lo Stato dia loro, del diritto al divace, del come costruire la presenza in classe da settembre tenendo presente la necessità di riflettere sugli spazi scolastici, dell’esame di maturità. Si chiede di occuparsi della scuola dal punto di vista dei ragazzi speciali e delle loro famiglie che hanno risentito pesantemente della Dad. Soddisfatti della scelta operata dal Governo di stanziare 40 milioni di euro per le scuole Paritarie chiediamo che si continui su questa strada. Il nostro vuole essere un contributo dal basso, dalla voce di chi vive ogni giorno queste problematiche che ha una conoscenza completa del mondo scolastico e propone iniziative frutto delle reali necessità dei ragazzi e del mondo della scuola. Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato a questo lavoro collettivo”.
Rinascita 2020 – Base Riformista
La scuola al tempo del Covid-19
Proposte e domande per la comunità educante
Il mondo della scuola è stato preso in contropiede dall’arrivo del virus così come tutti noi. Il distanziamento fisico e sanitario ha colpito gli alunni, gli educatori, gli insegnanti che dentro la scuola costruiscono giorno per giorno una comunità viva e che permette a ciascun allievo di conoscersi e conoscere nello scambio continuo di esperienze nella sua comunità scolastica. La scuola ha pero’ reagito con la forza della passione e dell’amore per la vocazione di prendersi cura dell’educazione e della crescita dei propri alunni e ha fatto ciò che nessuno si sarebbe immaginato: è riuscita a rimanere in contatto tramite piattaforme informatiche e a lottare per non lasciare soli i propri alunni di qualsiasi età, continuando ad accompagnarli in questi giorni difficili.
Questa Fase1, che potremmo dire di sperimentazione, oltre ad evidenziare la forza del mondo della scuola, ha evidenziato alcune criticità e fatto emergere proposte e domande. All’iniziativa sulla scuola del 23 aprile 2020 SCUOLA QUALE FUTURO, con più di 250 partecipanti di diverse regioni, ci siamo impegnati a redigere un documento che raccogliesse proposte e domande e pertanto lo sottoponiamo alla vostra attenzione perché possiate trarne spunti e possiate rispondere alle sollecitazioni pervenuteci. Saranno proposte e sollecitazioni esposte brevemente per ragioni di fruibilità del documento perché ci confrontiamo con interlocutori che conoscono la materia ma con la disponibilità, naturalmente, ad approfondirli.
- Il diritto allo studio, il diritto ad adempiere all’obbligo scolastico e a proseguire gli studi è la base di ogni discorso che investa la comunità educante: grande potenziamento delle reti per permettere a tutti una connessione fluida anche di più dispositivi e diritto al device (smart community efficiente), diritto ad essere seguito rispetto ai propri bisogni degli alunni fragili con disabilità, degli alunni di origine straniera neo arrivati, dei ragazzi in famiglie con disagio economico e sociale. Questi sono i bambini e i ragazzi da aiutare perché la scuola resti un’opportunità per crescere e possa svolgere e adempiere alla sua mission.
- Esame di maturità, si chiede che l’orale dell’esame di maturità non sia fatto in presenza perché il rischio è ancora troppo alto e le scuole non sempre riescono a garantire il distanziamento sociale, si rischia il ricorso dei lavoratori over 55 e il dirigente scolastico non può essere il responsabile civile e penale di eventuali contagi e rispetto a questo ancora non ci sono linee guida chiare.
- Protocollo sanitario: serve un disciplinare per potere organizzare le attività delle scuole 0/19, vanno indicate sia le azioni necessarie a garantire la sicurezza e sia quali figure professionali debbono svolgerle, importantissimo l’approvvigionamento dei dispositivi di sicurezza garantito.
- Edilizia: come strutturare le presenze in classe, con eventuali opere di edilizia leggera? Quest’ultima è un palliativo, da settembre si va verso la brutta stagione, non ci possiamo permettere di sprecare soldi pubblici. Nell’emergenza vanno reperiti edifici preesistenti e riadattati in fretta per poi mettere le mani ad un piano serio che preveda la nuova costruzione di edifici scolastici visto che le classi pollaio non possono esistere (a questo proposito sarebbe opportuno non fondere le classi seconde superiori per gli anni scolastici 20 e 21 che porterebbero a classi terze con 26/28 alunni) e il distanziamento fisico comporta un aumento degli spazi per permettere agli alunni di recarsi tutti a scuola insieme.
- Docenti: aumentare gli spazi non basta, è necessario garantire un numero sufficiente di docenti di ruolo, ma molti sono over 55, quindi potrebbero essere utilizzati per eventuali lezioni on line da casa, in sicurezza. Altrimenti basterà un solo contagiato per scatenare azioni legali risarcitorie che verrebbero a costare allo Stato molto di più degli stessi stipendi di eventuali nuovi assunti. È necessario un piano di stabilizzazione dei precari, per la cui assunzione basterebbe un semplice colloquio (non in presenza) e, molto più importante, conferma in ruolo dopo un serio anno di prova (così come prospettato dalla Ministra Fedeli), per i neo-laureati concorso ordinario, saranno tutte figure con meno di 55 anni e utilizzabili subito in presenza.
- Protocollo pedagogico: come sono in grado di apprendere i bambini e ragazzi che vivono in questa pandemia globale? La didattica a distanza non basta ad insegnare. Deve cambiare il metodo per fare stare tutti al passo, le modalità, le tecniche. E solo una visione pedagogica nazionale e poi riportata nei coordinamenti pedagogici può aiutare il mondo della scuola ad affrontare in modo nuovo l’educazione degli alunni, gli insegnanti nella loro azione didattica devono essere affiancati da figure professionali quali il pedagogista e il medico scolastico, soprattutto in questo periodo particolare e delicato.
- Supporto alle scuole paritarie, pubbliche e private e alle strutture che gestiscono servizi educativi: perché possano sopravvivere a questa chiusura improvvisa e all’assenza di rette e riteniamo sia necessario prevedere, oltre ai finanziamenti diretti di cui già si parla, anche ad una detrazione dall’Irpef delle rette pagate durante il periodo di chiusura causa Covid-19. Senza un aiuto serio ben 1/3 di queste scuole non potrà riaprire con enormi ricadute sia sugli alunni e sulle loro famiglie e sia sul sistema statale che non è in grado di accogliere gli alunni che attualmente frequentano queste scuole.
- Pillole psico-pedagogiche: le famiglie vanno supportate nel sostenere i ragazzi a casa, ogni fascia d’età ha le sue problematiche e le famiglie non hanno gli strumenti per sostenerli in tutto in questo lockdown forzato. Potrebbe essere utile che il Ministero producesse alcune indicazioni sul sito e in tv divise per fasce d’età, sostegno all’apprendimento, piccoli strumenti di gestione dei conflitti, di stimolo, di conforto.
- Assegnazioni entro il 31/8: confermando i docenti precari anche di sostegno che in questi mesi hanno lavorato con i ragazzi nelle classi per garantire continuità;
- Piano di formazione docenti: un grande piano che supporti i nostri insegnanti nel formarsi e nel formare che sia coordinato dal MI.
- Le supplenti giornaliere degli asili nido e della scuola dell’infanzia non sono presenti nel Decreto Cura Italia. L’unica via percorribile è richiedere l’indennità di disoccupazione NASPI la quale, però, necessita di determinati requisiti in termini di giorni lavorativi maturati che non tutti hanno avuto la possibilità di sfruttare.
- Riteniamo prioritario costruire una stabile collaborazione tra scuola e agenzie educative
del Terzo Settore che sia in grado di produrre benefici su tutti gli studenti ed in particolare
su quelli più fragili per favorire una sempre più organica integrazione degli approcci didattici
ed educativi all’interno della scuola. Qui si devono considerare differenti aspetti, ci sembra di poter individuare due macro filoni:
a) Rendere strutturale e non episodica l’attenzione educativa nei percorsi
formativi degli alunni con bisogni educativi specifici
b) Far sì che la dimensione educativa possa permeare il nuovo modello di
scuola (di tutta la scuola e non solo degli studenti con bisogni educativi specifici)
Nell’ambito dell’autonomia degli Istituti Scolastici si possono prevedere almeno due scenari:
scuole che intendono governare internamente questo processo e scuole che intendono
avvalersi di competenze esterne. Salvaguardando però entrambi la prospettiva di una
scuola aperta e parte di una più vasta comunità educante.
Per perseguire tali obiettivi è indispensabile avviare percorsi formativi per educatori e
insegnanti al fine di attivare concretamente e in tutti i territori questa prospettiva
Un altro aspetto importante riguarda il bisogno di un impianto normativo che possa dare
le gambe al processo. A questo proposito si può prevedere un dispositivo di legge che
consenta alle scuole di stipulare accordi (es. ATS con capofila gli Istituti scolastici, oppure
analoghi) con agenzie educative del Terzo Settore opportunamente selezionate con le quali
realizzare programmi progressivi calati sulle concrete esigenze del contesto territoriale.
Sempre a questo proposito si dovrà prevedere un organismo di
coordinamento/consulenza/supporto che garantisca la corretta diffusione e uguali diritti per
tutti gli studenti.
Bambini e ragazzi in fase2:
Il grande bisogno dei centri estivi, sportivi, di attività di socializzazione protetta, di scambio e crescita fuori da casa e di supporto alle famiglie che andranno a lavorare e che spesso non potranno permettersi le vacanze è importantissimo. Chiediamo che si possano organizzare al meglio queste attivita’ e con un supporto che investa gli Enti locali ma anche con l’indicazione del rischio accettabile in modo che sia gli educatori, sia il terzo settore e sia le famiglie possano collaborare insieme alle amministrazioni.
Due settori molto delicati dell’impianto scolastico italiano che andrebbero trattati a parte, riguardano la Scuola dell’infanzia e gli Istituti professionali.
La scuola dell’infanzia è a tutti gli effetti, scuola e come tale deve garantire il diritto ad ognuno ad accedere ai percorsi educativi di qualità. Riaprire le scuole, con il vincolo del distanziamento sociale, comporta una organizzazione e spazi diversi da come abitualmente usufruiti.
Ma l’apprendimento in questo segmento scolastico è veicolato anche attraverso il gioco, l’empatia, l’emozione, la relazione fisica che poco assicurano il distanziamento.
Una soluzione per rispettare le specificità della scuola dell’infanzia dovrebbe prevedere una sanificazione quotidiana; non è pensabile che i bambini indossino mascherine e guanti. È forse meglio riaprire solo quando sarà possibile garantire la sicurezza e la salute?
La possibilità invece di tornare a settembre suddividendo gli alunni in gruppi non potrà realizzarsi se non con la garanzia di avere a disposizione personale aggiuntivo (i bambini stanno una media di 8 ore a scuola; l’orario di lavoro degli insegnanti è di 25 ore settimanali); rivedendo gli orari della giornata scolastica sicuramente si potrà assicurare la frequenza mattutina con gli insegnanti di riferimento, per garantire la continuità ed l’attenzione per la cura educativa precedentemente garantita nelle sezioni ( come gestire però la mensa con il distanziamento sociale?) ma forse sarà necessario pensare ad una frequenza pomeridiana con gestione affidata ad associazioni o Enti locali.
Qualsiasi soluzione adottata dovrà ridurre al massimo oneri o incombenze a carico delle famiglie alle prese con la riapertura delle attività lavorative (pensare ad un congedo parentale per tutto il periodo di riapertura parziale in caso di frammentazione orari o estensione del bonus baby-sitting).
Riflessione sugli Istituti professionali del settore Industria e artigianato
L’aspetto più critico riguarda i laboratori, propri delle specializzazioni. Purtroppo i tagli imposti relativamente al personale docente, nonostante i proclami, fanno lievitare il numero degli alunni per classi e i laboratori caratterizzati spesso da spazi non sempre idonei, non consentono il distanziamento sociale, creando un serio pericolo con il loro utilizzo. Va ricordato che, giuridicamente, quando gli alunni degli istituti professionali vanno in laboratorio, sono equiparati a veri e propri lavoratori, con tutte le conseguenze civili e penali del caso, generando un rischio enorme sia per chi li accompagna (i docenti) sia per chi ce li autorizza (il dirigente). D’altra parte, diventa impensabile privare un istituto professionale dei propri laboratori: questo significherebbe snaturare l’essenza stessa del tipo di scuola rendendo vano e inutile il percorso di studi di tanti studenti.
Inoltre, va assolutamente rivista la riforma degli Istituti Professionali, infatti con il decreto legislativo 61 del 13 aprile 2017 il settore Manutenzione e assistenza tecnica non trova più al suo interno le articolazioni contemplate nella precedente normativa.
La volontà del legislatore tende a generare un Manutentore che, nel rispetto di una esasperata flessibilità lavorativa, sappia contemporaneamente, a titolo esemplificativo, fare manutenzione su una vettura di nuova generazione (ibrida), su una caldaia a condensazione per riscaldamento domestico e su un quadro elettrico di un impianto fotovoltaico. È come pretendere da un ingegnere informatico il calcolo strutturale di un ponte autostradale.
A fronte di ciò è evidente che le imprese artigiane del territorio e non solo non avranno alcun interesse ad investire e successivamente ad assumere una figura professionale così “vagamente” specializzata.
Il danno che questa scriteriata scelta genera è evidente, prima di tutti si vanno a ledere i diritti di una fascia debole della società ma quello che è più grave, si impedisce ad una intera classe di lavoratori futuri una preparazione adeguata. L’Italia ha bisogno di personale altamente specializzato, di esecutori che sappiano dove mettere le mani! Con questa scelta si preclude all’Italia intera la possibilità di garantire alle imprese personale altamente qualificato, causando una grave carenza all’economia lavorativa. Gli studenti degli istituti professionali sono i futuri esecutori del lavoro manuale, sono coloro che, con competenza, attuano ciò che viene progettato da altre figure professionali. Ecco il motivo del grido di allarme che mi sento in dovere di lanciare, spero che si ripensi a fondo ad una riforma degli istituti professionali volta a riconoscere e ad accrescere il valore altamente formativo di questo istituto, lo chiedono tanti studenti lo e chiede l’Italia che lavora! L’economia italiana non ha bisogno di vedere accrescere il numero di persone da mantenere, ma di manodopera specializzata, di percorsi formativi reali in grado di avviarli verso un lavoro certo, retribuito, utile a far crescere l’economia italiana.
Lasciare inascoltato questo allarme vorrà dire precludere a tanti alunni la possibilità di un futuro lavorativo che, offrendo dignità individuale, concorra allo sviluppo del benessere della Nazione intera!
Proposta solidale:
I presidenti delle ass.ni ADMO, AIDO e AVIS, hanno molto incrementato i loro iscritti e quindi salvato molte vite in più, da quando possono sostenere delle campagne di sensibilizzazione sugli studenti delle 4° e 5° superiori. Non potendolo più fare per questo anno, temono un crollo dei trapianti e delle donazioni in genere. Sarebbe opportuno anche in DAD solo per queste classi, prima della chiusura della scuola, pensare ad una informativa in merito.