Abbiamo avuto modo di leggere in questi giorni argomentazioni molto “impegnative” sui diritti degli iscritti al Partito democratico. Diritti che verrebbero prima di ogni chiarimento politico. A sostenerlo sono coloro che nel maggio 2018 non riconobbero il volere del 90% degli iscritti di Viterbo che avevano designato Luisa Ciambella candidato sindaco. In altri termini, i diritti degli iscritti che costoro invocano oggi sono gli stessi che loro stessi calpestarono ieri. Strano modo di ragionare.
Queste persone che oggi si ergono a paladini dei diritti (i loro) calpestarono quelli degli altri con arroganza e strafottenza, dando vita ad un’azione politica violenta sfociata in una candidatura contro il Partito democratico. Tutto ciò consentì alla destra, con cui oggi hanno stretto accordi in Provincia, di conquistare il Comune di Viterbo. Fu, il loro, un lucido disegno di svendita del centrosinistra.
Ma niente. Continuano a far finta di non capire ed eccoli discettare di diritti, credendo, con la solita arroganza, di ricostruire unità e credibilità, imponendo il loro interesse. La politica però è un’altra cosa: è dialogo e confronto, senza i quali si perdono le elezioni, lasciando campo libero alla destra. E il risultato di questa arrogante protervia, dopo infinite sconfitte in terra di Tuscia, è il mercato politico delle poltrone che vede la sinistra andare alla ricerca di accordi di potere con la destra, come è accaduto in Provincia e in tanti Comuni, preferendo tutto ciò ad un accordo ritrovato di centrosinistra.
La verità è che la spartizione del potere è più semplice da attuare rispetto alla coerenza e alla politica, che richiedono invece fatica. Ma sia chiara una cosa: l'”accordo” fatto in Provincia non è figlio della responsabilità per l’emergenza, come è stato detto, piuttosto è l’anticipazione degli ultimi giorni di Pompei. Al riguardo, avremo modo di segnalare i tanti campi di interesse, specifico ed operativo, che alimentano il patto. Un patto sotteso anche al Comune di Viterbo, dove, dietro ad altisonanti parole, come lealtà, si cela l’inizio di una nuova spartizione di potere, che investe e investirà vari ambiti: acqua, rifiuti, ambiente, opere pubbliche, grandi eventi, fotovoltaico, tutti temi che richiederebbero invece un trasparente confronto e una seria vigilanza nel rispetto dei ruoli istituzionali di ognuno.
Questo loro disegno ha però un ostacolo: quello rappresentato dalle voci libere, da quelli che tengono la schiena dritta, che difendono i diritti degli ultimi, che combattono le ingiustizie, che amano la politica con la P maiuscola. Detto ciò, se questi personaggi intendono in Comune dare l’assalto al capogruppo Ciambella, riducendola al silenzio, si sbagliano. Non possono pensare di dar vita ad un gruppo che faccia calare il sipario su tutti quei temi che il Partito democratico, quello allora istituzionale, mise al centro della campagna elettorale del 2018, marcando la differenza con il centrodestra.
Il chiarimento politico deve partire da qui. Da queste banali constatazioni. Dal non ripudio della linea, espressa con posizioni chiare, che nel 2018 fu condivisa dagli elettori che votarono Partito democratico. Dunque, il partito della Asl, come molti chiamarono sulla stampa la coalizione anti Pd e di fatto pro destra messa in piedi nel 2018, non può sottrarsi alla complessità della politica e al confronto. Non funziona dappertutto che a decidere sia uno da solo, il quale con rapidità premia e punisce a seconda delle circostanze.
La redazione di questo giornale è piena di segnalazioni che evidenziano atti prodotti dalla Asl in prossimità di parallele scelte politiche: coincidenze che noi non useremo perché abbiamo il senso del limite e della vergogna. Così come non useremo neppure le dichiarazioni di chi da candidato del Partito democratico nel 2018 votò un sindaco diverso (si sa: tutti tengono famiglia). Pero, ora basta, ritorni la politica. Di questo Pd si occupi il partito nazionale. Questi smemorati della Tuscia, cultori della doppiezza, si siedano attorno ad un tavolo per ripartire, mettendo finalmente un punto su tutto ciò che è insieme noia e vergogna.