Una lezione di musica e di vita quella che lascia in eredità Ezio Bosso, prematuramente scomparso a 48 anni per una malattia degenerativa conseguenza di un melanoma al cervello per il quale era stato operato. Pianista e direttore d’orchestra, e uomo di grande sensibilità, aveva saputo trarre un grande insegnamento dalle sue umili origini, che, insieme alla spiritualità di cui è stata permeata la sua arte, lo hanno accompagnato nell’animo per tutta la sua breve esistenza, donandogli la rara capacità di relativizzare le vicende (e le miserie) umane.
Dopo l’intervento alla testa, la musica gli ha dato la forza per convivere con la sua malattia, portandolo ad esibirsi nei teatri più prestigiosi: dall’Opera House di Sydney alla Carnegie Hall di New York, dalla Royal Festival Hall di Londra alla Scala di Milano. Ha anche firmato colonne sonore per il cinema di Salvatores. Claudio Abbado gli lasciò in eredità l’Associazione Mozart 14, di cui è stato ambasciatore internazionale.
Diventò famoso presso il grande pubblico grazie alla sua partecipazione, nel 2016, al Festival di Sanremo, dove colpì l’immaginario collettivo la celebre dichiarazione secondo la quale “la musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme”. “Non è la musica che ha bisogno di noi – disse in tempi più recenti – ma è il Paese. Siamo noi che abbiamo bisogno della musica per educare. Il potere magico della musica è infinito perché ci rende tutti uguali, un’unica società, che lavora per essere migliore perché ci dà speranza e ci rende umani per davvero, fuori dai canoni dei social e lontani da questo nostro guardare solo a grida e strilli. La musica sussurra e ci svela la vita. Viviamo sempre come se fosse la prima volta. Suoniamo e scriviamo sempre come fosse il primo respiro e come se fosse l’ultimo…”.
In questo ultimi due mesi si era speso con interviste ed esibizioni via web, ritenendo pericoloso il distanziamento sociale, in quanto potenziale inizio di un isolamento che avrebbe potuto allontanarci gli uni dagli altri: “Il distanziamento fa perdere l’umanità, la nostra funzione di uomini è quella di ricordare che siamo nati per stare insieme con i nostri dovuti momenti di solitudine”.
E a proposito di ripartenza: “La musica per ripartire non ha bisogno di molto, ha bisogno di speranza, di visione, ha bisogno di far vedere che c’è, e soprattutto, che non può essere relegata a fare la Cenerentola. La musica deve essere presa sul serio da tutti”.