Talete spende 500 mila euro per rinnovare il sistema informatico, necessario – questa la giustificazione – per una fatturazione più puntuale e in ultima analisi per ridurre l’evasione. Peccato che da questo investimento sia passato un anno e ancora il sistema non è entrato in funzione. Né accadrà presto se è vero che è di pochi giorni fa una ulteriore spesa di 111 mila euro per sistemare il vecchio sistema. Assurdo se si pensa a tutti i debiti che ha la società e alla continua richiesta di soldi ai cittadini tramite l’aumento delle bollette.
A scoprire l’altarino è stata Luisa Ciambella, capogruppo del Pd in Consiglio: “Ormai da troppo tempo Talete si distingue per mancanza di programmazione e incapacità nel trovare soluzioni ai problemi. Ne abbiamo avuto l’ennesima conferma con l’acquisto del nuovo sistema informatico che avrebbe dovuto risolvere i problemi relativi alla morosità, garantendo finalmente gli standard richiesti da Arera. Questo perché il vecchio sistema faceva acqua da tutte le parti. Si decise così di spendere 500.000 euro per dotarsi di quello migliore sul mercato. Personalmente, condividendo appieno la necessità di ammodernarlo ebbi modo in V commissione consiliare di chiedere a Bossola se l’acquisto dello stesso avrebbe garantito l’operatività immediata o se invece avessimo rischiato di comprare la cornice senza il quadro. Bossola rispose che avrebbe approfondito. Non arrivò mai alcuna conferma in merito. L’acquisto del sistema fu deciso con una determina nell’aprile di un anno fa, tutto fu fatto in fetta e furia perché la convenzione Consip era in scadenza. Bene: Talete si impegnò a spendere 500.000 euro, ovvero 250.000 per i sistemi gestionali e altri 250.000 per servizi di consulenza. Si disse che questo sarebbe stato il costo complessivo, e invece no: facendo finta di non conoscere le difficoltà economiche dell’azienda, qualche mese più tardi il direttore si accorge (dopo 4 mesi!) che ‘dalle verifiche tecniche fatte con personale interno e esterno delle ditte che forniscono il servizio risulta che, per avere a disposizione un prodotto completo ed esaustivo di tutte le funzioni necessarie per l’azienda e per poter fare un servizio efficiente ed efficace, sono necessarie acquisizioni per ulteriori 220.000, oltre ad eventuali ulteriori 180.000 euro per altri moduli…’. Dunque, ai 500.000 euro se ne aggiungono altri 220.000 e poi 180.000 per un totale di ‘soli’ 900.000 euro. Un ‘affare’ che avrebbe dovuto garantire la spedizione delle bollette del primo trimestre. Macché: il 17 aprile 2020 si decide di spendere altri 111585,00 euro oltre Iva per la manutenzione del famoso sito obsoleto, il che vuol dire che quello nuovo non entrerà in funzione a breve. Si aggiunge al compenso dell’azienda anche la bonifica dell’anagrafica dei contribuenti di cui dall’atto non si comprende quanto la stessa percepirà per tale lavoro, sappiamo solo che l’anagrafe è composta da circa 100.000 utenti. Quindi ricapitolando 900.000 prima, poi qualcosa va storto e se ne sono dovuti spendere altri 111585,00 per la manutenzione del sistema da sostituire, più una spesa significativa per aggiornare l’anagrafica. Insomma oltre 1 milione di euro impiegati per un percorso che non ha dato nei tempi prestabiliti la soluzione attesa”.
“Una società al tracollo – si chiede la Ciambella – può spendere così i soldi dei contribuenti? E’ passato un anno e siamo di nuovo al punto di partenza. Nulla è stato risolto. Si torna indietro. Viene da chiedersi che tipo di programmi si facciano e che attendibilità abbiano. Complimenti al Presidente Bossola, ma soprattutto al Sindaco di Viterbo, che continuano a rappresentare in questo modo gli interessi dei cittadini. Con più di 1 milione di euro di spesa a distanza di un anno siamo di nuovo alla casella di partenza, qualcuno ha previsto quando questo gioco dell’oca a spese dei cittadini dovrà finire? Ai contribuenti l’ardua sentenza”.