I Comuni di Acquapendente, Bolsena, Gradoli, Grotte di Castro, Latera, Onano, Proceno, San Lorenzo Nuovo e la Comunità montana Alta Tuscia Laziale hanno presentato oggi il ricorso al Tar del Lazio per contestare le recenti decisioni della Asl di Viterbo in merito al pronto soccorso dell’ospedale di Acquapendente.
“Il ricorso al Tar con istanza sospensiva dei provvedimenti, presi in modo illegittimo, nella forma e nella sostanza – si legge in una nota del Comune di Acquapendente – era l’unica strada percorribile per difendere il diritto costituzionale alla salute dei cittadini dell’Alta Tuscia”.
Come si ricorderà la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la sospensione del servizio anestesiologico presso il pronto soccorso: “La direzione sanitaria della Asl – spiega al riguardo il Comune di Acquapendente – con due successive note, il 19 marzo e il 9 aprile, comunicava una ‘riorganizzazione dell’attività anestesiologica’ che prevedeva una riduzione della presenza del medico anestesista presso il pronto soccorso, prima limitatamente alle ore notturne, successivamente anche nel fine settimana. In conseguenza di un caso verificatosi il 12 aprile, quando un paziente critico, in seguito ad una grave crisi respiratoria, aveva dovuto attendere svariate ore l’arrivo di un medico anestesista da Roma cadendo in stato comatoso, il Comune di Acquapendente chiese alla Asl il ripristino della piena operatività del pronto soccorso. Il caso rendeva evidente l’inadeguatezza della soluzione alternativa prospettata, cioè quella di affidare all’Ares 118 la funzione anestesiologica”.
Sotto accusa dunque le decisioni della Asl, “prese unilateralmente senza alcuna concertazione con i comuni dell’area servita dal pronto soccorso di Acquapendente, in perfetta antitesi con l’affermazione, formulata nella nota di risposta del 21 aprile, facente riferimento a condivisioni ‘con tutti i portatori di interesse a livello istituzionale’, in realtà del tutto ignorati. Con tale nota, dunque, la direzione generale della Asl Viterbo non solo confermava le disposizioni già date ma affermava senza alcuna motivazione, meno che mai legata ad esigenze contingenti determinate dall’emergenza Covid, la sostanziale sostituzione della funzione del pronto soccorso di Acquapendente con il servizio 118 e l’individuazione dell’ospedale di Belcolle come presidio ospedaliero di riferimento per le emergenze del territorio di competenza del pronto soccorso di Acquapendente, per tal via del tutto estromesso dalla rete di emergenza urgenza, con conseguenze deteriori in ordine ai tempi di intervento e di gestione del paziente critico”. “Il Comune di Acquapendente – spiega l’amministrazione – il 23 aprile replicava a tale comunicazione contestando quanto affermato e richiedendo l’immediata trasmissione del protocollo unilateralmente revisionato, riservandosi ogni relativa valutazione e azione in merito. A tale nota non giungeva alcun riscontro e dunque nemmeno la doverosa trasmissione del documento richiesto”. Da qui dunque la decisione di adire le vie legali.
Non mancano critiche pesantissime alla politica regionale, rappresentata in provincia di Viterbo da Enrico Panunzi: “Questa del pronto soccorso è l’ultima delle risposte mancate e delle ambiguità da parte della Asl di Viterbo, su cui invece si era riposta grande fiducia circa le rassicurazioni fornite riguardo al pieno recupero dell’operatività della struttura ospedaliera dell’Alta Tuscia che, a parole si afferma sempre di voler salvaguardare, ma nella realtà dei fatti viene continuamente depotenziata nelle sue funzioni primarie. E’ giunta l’ora che la politica si esprima con chiarezza e coerenza sul suo futuro. Ci attiveremo anche su questo, perché i diritti dei cittadini, soprattutto quello alla salute, vanno tutelati in ogni modo e vengono prima di ogni altra considerazione“.