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La costante diminuzione del numero delle persone ricoverate in terapia intensiva per il Covid-19 da Sars-Cov-2 fa sperare che l’allarme possa rientrare entro l’estate e che da luglio il coronavirus possa non fare più male. A due mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia, gli attuari, ossia i professionisti che valutano il rischio di un incidente o di una catastrofe nel tempo e determinano le tariffe assicurative, utilizzano l’approccio statistico-attuariale per individuare alcune tendenze che a questo punto ritengono “sufficientemente consolidate”.
Prima di analizzarle, come spiega in una nota l’Ordine nazionale degli attuari, occorre fare una premessa: la certezza assoluta e l’omogeneità dei dati non sono scontate a priori, in particolare per quel che riguarda il numero dei casi e dei decessi; “questa – mettono in guardia gli attuari – è una raccomandazione generale per tutti coloro che intendano effettuare valutazioni quantitative sul tema coronavirus”.
“Pur consapevoli che non basta l’analisi dei numeri a risolvere tutti i problemi legati all’emergenza sanitaria – afferma Giampaolo Crenca, presidente del Consiglio nazionale degli attuari – intendiamo fornire una lettura attenta del fenomeno, seppur solo dal punto di vista dei numeri, affinché possa essere utile a chi deve prendere decisioni sia in ottica contingente che di prevenzione. Per questo siamo pronti a mettere le nostre competenze al servizio del Paese”.
Ebbene, sulla base dell’analisi dei dati e dei numeri ufficiali dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dell’Istituto superiore di sanità (Iss), gli attuari ritengono che “in Italia il coronavirus, nell’ipotesi di continuità degli attuali trend e di assenza di ulteriori ondate, tenderà a scemare entro l’estate, al più con una coda che nella peggiore delle ipotesi non dovrebbe superare la metà di luglio, mentre il numero di ricoveri in terapia intensiva tenderà allo zero già a partire dalla fine di maggio”. Quest’ultima previsione si basa sulla “positiva e costante diminuzione del numero delle persone in terapia intensiva: circa 4.100 un mese fa, circa 1.300 oggi. Se il calo procederà con questo ritmo, che appare abbastanza consolidato, questo dato molto rilevante dovrebbe scemare in un tempo relativamente breve, ragionevolmente entro la fine di maggio”.
Quanto ai decessi, sottolineano gli attuari, “il numero è ancora alto; si è scesi lentamente, fino a qualche giorno fa, a un livello compreso tra 350 e 450 decessi al giorno, con un trend in diminuzione, ora più chiaro e meno altalenante, che viaggia verso i 150-300″. Guardando all’età, “l’84% dei decessi per il Covid-19 riguarda persone dai 70 anni in su, oltre il 95% dai 60 in su”. Si riscontra inoltre una “maggiore incidenza dei decessi per gli uomini (circa il 65%) rispetto alle donne (circa il 35%). Dal punto di vista del numero di casi, invece, l’incidenza si ripartisce in misura quasi uguale tra maschi e femmine. Colpisce inoltre più facilmente coloro che sono affetti da altre patologie, soprattutto se anziani”, evidenzia l’analisi.
“Rimane la tendenza generale – emerge ancora dall’analisi statistico-attuariale – a una diminuzione di alcuni indicatori italiani rispetto agli altri Paesi, soprattutto in Europa. Fino a qualche giorno fa avevamo in Italia il 15% dei casi e il 25% dei decessi registrati nel mondo; dieci giorni fa erano l’8,5% e il 17,5%; oggi siamo al 6,1% e 12,0%. È presumibile un’ulteriore discesa nei prossimi giorni, perché in una larghissima parte degli altri Paesi l’epidemia tendenzialmente continua a crescere, essendo nella fase ascendente della curva; in Italia, invece, è cominciata una graduale discesa”.
Gli attuari pensano, infatti, che l’Italia, a parte Cina e Corea del Sud, sia il primo Paese ad avere effettivamente imboccato la strada della discesa. “Tutti gli altri, scontando ritardi di intervento tra i sette e i 30/40 giorni, vivono un processo ancora ascendente, o in pochi casi, si trovano sul ‘picco’ del contagio”, conclude l’analisi.