Il rischio fallimento di molte imprese turistiche ridurrebbe alla disoccupazione più di 184 mila persone in tutta Italia, di cui 18 mila nel Lazio. Non esiste una proiezione per province, ma, per quanto riguarda la Tuscia, a perdere lavoro potrebbero essere qualche centinaio di addetti, un numero sufficiente per indebolire ancora di più il debole sistema economico della nostra provincia.
E’ lo scenario prospettato da Demoskopika, per l’anno in corso, nell’ipotesi di una graduale cessazione degli effetti della crisi sanitaria e nella quasi totale assenza di provvedimenti mirati per la ripresa del sistema turistico da parte delle istituzioni.
In particolare, sarebbero oltre 40 mila imprese del comparto turistico italiano che rischiano il fallimento a causa della perdita di solidità finanziaria alimentata dalla crisi sanitaria con una contrazione del fatturato di almeno 10 miliardi di euro. Una mortalità imprenditoriale che si ripercuoterebbe immediatamente, come detto, sul mercato del lavoro con una perdita di oltre 184 mila posti. Una potenziale mortalità, i cui sentori, si sono avvertiti già nei primi tre mesi dell’anno in corso: è pari a quasi 7 mila unità in meno, contro un calo di 6 mila del primo trimestre 2019, infatti, il saldo tra le imprese iscritte e quelle cessate. Il peggiore bilancio della nati-mortalità del sistema turistico dal 1995 ad oggi.
Nonostante l’ipotesi di applicare la percentuale media nazionale di “rischio default” per il sistema turistico, pari a quasi il 10%, indistintamente a tutte le regioni, senza differenti pesi, offra un quadro non esaustivo della stima, ciò non toglie all’indagine il merito di fare emergere uno scenario preliminare di ciò che potrebbe accadere a livello territoriale. Poco più della metà dei fallimenti, pari a 20.183 imprese, sarebbe concentrata nei sistemi a maggiore numerosità imprenditoriale per il comparto turistico italiano: Lombardia con 5.665 imprese, Lazio con 4.544, Campania con 3.896, Veneto con 3.071 e Emilia-Romagna con 3.007 imprese.
Nel dettaglio, per quanto riguarda le proiezioni a livello regionale, poco meno di 31 mila sarebbe la perdita quantificata nel solo sistema turistico della Lombardia a cui seguirebbero il Veneto (-18.597 addetti), il Lazio (-18.095), l’Emilia-Romagna (-16.823) e la Toscana (-14.302). A seguire, in una fascia di perdita tra i 7 mila e i 10 mila posti di lavoro, la Campania (-12.643), il Piemonte (-11.158), la Puglia (-10.092), la Sicilia (-9.629) e, infine, il Trentino-Alto Adige (-7.537).
Al di sotto di questa soglia si collocano i rimanenti sistemi turistici locali: Liguria (-6.307 addetti), Sardegna (-5.778), Marche (-5.082), Abruzzo (-4.079), Calabria (-3.906), Friuli Venezia Giulia (-3.846). In coda si collocano Umbria (-2.625 addetti), Basilicata (-1.289), Valle d’Aosta (895) e Molise (667).