In questi giorni anche Federlazio sta partecipando, insieme alle altri parti sociali, alle riunioni in videoconferenza con il governatore Zingaretti per contrastare le problematiche legate alle conseguenze del coronavirus, al fine di mettere in campo le migliori soluzioni possibili per affrontare l’imminente fase 2 e la successiva fase.
A questo proposito, il presidente Federlazio, Silvio Rossignoli, ha scritto una lettera a Zingaretti per sottolineare l’urgenza di riaprire prima possibile le attività economiche, con l’adozione di tutte le misure di sicurezza previste, in quanto il sistema delle imprese si trova, ogni giorno che passa, sempre di più in forte difficoltà.
“Viviamo tempi nei quali la vita di molti di noi è a rischio, in particolare quella di coloro che operano al massimo delle loro forze per salvaguardare la nostra salute – si legge nella missiva -. Purtuttavia non possiamo non pensare al domani e non solo alla fase 2, ma ancora di più alla fase 3, che nessuno di noi sa come sarà. Se la fase 3 non sarà quella del ritorno alla normalità, allora dobbiamo dirci che probabilmente nulla sarà più come prima. Le esigenze legate alla prevenzione del ripetersi di eventi come quello che stiamo vivendo, ma ancora di più il cambiamento nelle relazioni sociali e di vicinanza intervenuti, avranno reso la nostra una società diversa da quella che conosciamo. Se così sarà, allora dobbiamo porci la domanda di come questa trasformazione influirà sul nostro sistema economico”.
Solo per fare un esempio, chi saranno i turisti del 2021? Cosa si aspettano per tornare nel nostro Paese? Quanti saranno? “Domande come queste – scrive Rossignoli – ci anticipano il timore che molte imprese non avranno più ragioni economiche di esistere. Il distanziamento sociale renderà semplicemente non economico riaprire”.
Nella lettera, il presidente di Federlazio scrive ancora: “Le nostre aziende invece, vogliono riaprire ed è a te (Zingaretti, ndr), nella veste di presidente della Regione Lazio, ma anche di azionista importante del Governo, che indirizziamo questo nostro appello. Non è il dio denaro che ci spinge, come impropriamente qualcuno ha detto, ma il timore che le nostre creature, le aziende, non ce la facciano a sopravvivere se non riapriamo e le camere di rianimazione non saranno sufficienti a tenerle in vita. Le nostre imprese assicurano il lavoro a migliaia di persone e, se dovessero chiudere, queste ultime non potranno che vivere di sussidi. Il Governo sembra inoltre – continua Rossignoli – non aver capito sufficientemente la drammaticità della situazione delle aziende. Non abbiamo chiesto e deciso noi la chiusura delle nostre attività. E’ stato il Governo che ce lo ha imposto per ragioni di salute pubblica. Il Governo non può pensare di risolvere i problemi derivanti da questa pandemia alle piccole e medie imprese con finanziamenti da restituire che andranno ad indebitarci ulteriormente. Finanziamenti costosi e con tempi incompatibili. Così come noi assicuriamo le nostre aziende dagli eventi catastrofici, il Governo non deve sfuggire al ruolo di ‘assicuratore’ della nostra sicurezza e non corrisponderci il ’rimborsò dei danni subiti. Abbiamo pagato le imposte per assicurare la nostra sicurezza. Adesso lo Stato che ha percepito i nostri danari ha la possibilità di restituirceli a titolo di indennizzo. Noi siamo pronti, caro presidente, a riprendere le nostre attività adottando tutte le misure di sicurezza previste, ma dovete lasciarci riaprire il prima possibile”, conclude la lettera Rossignoli.