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Home » Politica » Trecentomila test sierologici per entrare nella fase 2 nel Lazio

Trecentomila test sierologici per entrare nella fase 2 nel Lazio

16 Aprile 2020

Trecentomila test sierologici per forze dell’ordine e personale sanitario, in maniera da poter valutare la circolazione del virus nel Lazio, smart working diffuso nella pubblica amministrazione, pannelli divisori negli uffici che hanno contatto con il pubblico, distanziamento sociale, mascherine soprattutto nei luoghi chiusi, norme puntuali per una riapertura progressiva delle attività produttive, vaccino anti-influenzale obbligatorio per gli ultrasessantacinquenni.

Questo il quadro disegnato dall’assessore alla sanità, Alessio D’Amato, nel corso dell’audizione in videoconferenza nella commissione regionale, presieduta da Giuseppe Simeone, per quanto riguarda la programmazione della fase 2 nel Lazio, una volta superata la fase più acuta dell’emergenza. “Siamo in attesa di avere un’indicazione tecnica uniforme a livello nazionale, per quanto riguarda i test sierologici – ha spiegato D’Amato – se il Comitato tecnico scientifico non provvederà entro stasera, domani pubblicheremo comunque la nostra gara per acquisire i test. Si tratta di prelievi venosi, che abbiamo sperimentato a Nerola, Contigliano e a Tor Vergata, hanno un elevato livello di attendibilità e accertano la presenza o meno degli anticorpi. A noi serve per capire quanto il virus abbia circolato nel Lazio, rispetto ai casi positivi già accertati. Nella sperimentazione il risultato è stato molto basso, poco più del’1 per cento, vedremo se lo studio confermerà o meno questo dato”.

L’assessore ha anche svolto una relazione sullo stato della rete ospedaliera nelle province del Lazio e ha spiegato che, se continuerà la discesa nella curva dei contagi, già a partire da maggio si potrà procedere con una rimodulazione delle strutture, lasciando in attività i presidi esclusivamente dedicati al Covid-19 e la rete per le malattie infettive, mentre il resto degli ospedali potranno tornare all’attività normale.

D’Amato ha anche reso noto che sono circa 900 le domande di medici arrivate per l’attivazione del programma di assistenza domiciliare per i pazienti Covid.

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